Dall’eccellenza nel Deep Learning alle corsie d’ospedale: la missione di Andrea Simeri, l’ingegnere che cura con l’IA

Andrea Simeri

C’è un momento nella vita di ogni professionista in cui la competenza tecnica, per quanto elevata, smette di essere un fine e diventa un mezzo. Per Andrea Simeri, ingegnere informatico di Crotone, classe 1995, quel momento è arrivato all’apice di un percorso accademico impeccabile. Con una laurea magistrale da 110 e lode in ingegneria informatica e un dottorato di ricerca in Intelligenza Artificiale valutato come “Excellent cum laude”, Andrea, dopo aver avviato collaborazioni con università e aziende sia italiane che estere, aveva davanti a sé prospettive professionali solide e promettenti nel settore IT. Eppure ha scelto una strada diversa, più impervia ma densa di significato: rimettersi sui libri, iscriversi a Medicina e Chirurgia all’Università della Calabria, dove oggi frequenta il terzo anno, e dedicare la sua ricerca a una missione precisa: salvare vite umane attraverso i dati.

Un’eccellenza “Made in Unical” con lo sguardo sul mondo, un percorso guidato dalla curiosità

La carriera di Simeri è un manifesto di dedizione, alimentata da una curiosità insaziabile che lo accompagna fin dall’infanzia. È questa fame di conoscenza che lo ha portato a bruciare le tappe all’Università della Calabria, focalizzandosi sin dalla tesi magistrale sulle architetture di Deep Learning per l’elaborazione del linguaggio naturale e proiettandosi ben presto oltre i confini nazionali.

La sua formazione è un mosaico di esperienze globali. A Londra ha affinato le competenze linguistiche; a Dubai ha rappresentato l’Italia all’Expo presentando un sistema anti-disinformazione; in Spagna ha maturato esperienze di ricerca e trasferimento tecnologico. A Valencia, con il progetto europeo TrustSearch, ha lavorato per promuovere il pensiero critico attraverso l’intelligenza artificiale. A Gran Canaria, nell’ambito del progetto EXPER, ha consolidato le sue competenze in cultura d’impresa e innovazione. Esperienze che non hanno solo arricchito il curriculum, ma hanno contribuito a formare un professionista capace di leadership, gestione dello stress e visione strategica, qualità oggi preziose tanto in una sala operatoria quanto in un centro di calcolo.

La filosofia: “Cosa è la medicina se non l’ingegneria del corpo umano?” e la svolta: “Volevo essere lì dove c’è bisogno”

Nonostante i successi e le pubblicazioni su riviste scientifiche di rilievo internazionale come Artificial Intelligence and Law e Pattern Recognition Letters, Andrea sentiva che mancava un tassello. La domanda che lo ha spinto verso il cambiamento è stata quasi esistenziale: qual è la mia vera missione?

La risposta non l’ha trovata nei codici, ma nelle persone. Andrea desiderava un lavoro con un impatto tangibile e immediato sulla società. Voleva essere presente quando c’è bisogno, lavorare quando gli altri festeggiano, assumersi una responsabilità diretta verso gli altri. È da questa spinta etica che nasce la scelta di iscriversi a Medicina, non per abbandonare l’ingegneria, ma per completarla ed elevarla. Come lui stesso ama ripetere: “Cosa è la medicina se non l’ingegneria del corpo umano?”. La sua è una visione di medicina potenziata, in cui l’empatia umana è sostenuta dalla precisione algoritmica.

Alla base di questa decisione c’è una convinzione profonda: per fare vera innovazione in un ambito complesso come quello medico non si può prescindere dall’esserne parte. Un ricercatore esterno, per quanto tecnicamente competente, rischia di limitarsi all’applicazione di strumenti esistenti a problemi già noti. Solo chi conosce il dominio dall’interno può individuare nuovi bisogni clinici e sviluppare soluzioni realmente trasformative.

Il ricercatore ibrido: l’IA entra in sala operatoria

Oggi Andrea Simeri incarna la figura del medico-ricercatore del futuro. Mentre completa il percorso di studi in Medicina, lavora come ricercatore post-doc all’interno del progetto Tech4You, concentrando la sua attività sul planning pre-operatorio, sulla diagnosi precoce e sull’individuazione di biomarcatori innovativi attraverso l’uso dei dati e dell’intelligenza artificiale.

Il suo lavoro è già all’avanguardia, come dimostrato dalla partecipazione al Techno-Urology Meeting 2025 di Torino, dove ha presentato un Avatar AI in grado di affiancare il chirurgo durante le operazioni. Non un semplice assistente virtuale, ma un vero e proprio “copilota” intelligente, pensato per migliorare la precisione degli interventi e l’outcome clinico per i pazienti. Il percorso di ricerca continua: il prossimo gennaio Simeri tornerà protagonista al Techno-Urology Meeting 2026, portando nuove evoluzioni tecnologiche frutto delle sue più recenti ricerche.

Tra presente e futuro

Andrea Simeri rappresenta una figura professionale di cui il sistema sanitario ha oggi un bisogno crescente: un ponte tra il mondo della medicina e quello degli algoritmi. Un professionista capace di muoversi tra discipline diverse, cambiando prospettiva più volte nel corso della propria formazione: da studente eccellente a esercitatore universitario, e poi di nuovo studente, con la consapevolezza che l’innovazione nasce dall’umiltà di continuare a imparare.

In un’epoca in cui l’intelligenza artificiale viene spesso percepita come una minaccia per il lavoro umano, la sua storia dimostra che la tecnologia esprime il massimo del suo potenziale solo quando è guidata da competenza, responsabilità e profonda umanità. Per l’ingegnere che sta diventando medico, questo percorso non è un punto di arrivo, ma l’inizio di una nuova sfida al servizio della vita.

di Battista Bruno