Erano le 6.29 di sabato 7 ottobre quando una pioggia di razzi — oltre cinquemila — si abbatté su Israele, dando inizio a quella che il movimento islamista palestinese chiamò “Operazione Diluvio di Al-Aqsa”, dal nome della moschea sacra di Gerusalemme. Nel giro di poche ore, basi militari, kibbutz e un festival musicale furono colpiti da un attacco coordinato via terra, mare e aria.
Hamas, che dal 2007 governa la Striscia di Gaza, uccise quasi 1.200 persone — in gran parte civili — e ne prese in ostaggio circa 250, portandole all’interno dell’enclave palestinese. L’azione, condotta con esplosivi, motociclette, furgoni e parapendii a motore, sorprese completamente le difese israeliane e scosse la comunità internazionale.
Il massacro del festival Nova e la brutalità dell’assalto
Il festival musicale Nova, nel deserto del Negev, divenne il simbolo del massacro: tremila giovani in fuga, centinaia di morti e decine di sequestrati. Le Nazioni Unite hanno poi documentato casi di stupro, tortura e trattamenti disumani, aggiungendo ulteriore orrore alla tragedia.
La risposta di Israele e l’inizio della guerra
Israele reagì con alcune ore di ritardo. Solo alle 10 del mattino il governo ordinò i primi raid contro Gaza e alle 11.30 il primo ministro Benjamin Netanyahu dichiarò ufficialmente che “Israele è in guerra”.
Nel pomeriggio furono mobilitati 360mila riservisti, a rinforzo dei 170mila militari già in servizio. Il 10 ottobre, l’esercito israeliano annunciò di aver riconquistato tutte le aree invase, ma la risposta militare non si fermò più.
Due anni dopo, Gaza è in macerie
La campagna israeliana — oggi al secondo anno — ha provocato oltre 65mila morti a Gaza secondo fonti palestinesi e internazionali, distruggendo infrastrutture vitali come ospedali, scuole e centrali idriche.
La guerra, iniziata come rappresaglia, si è trasformata in una delle crisi umanitarie più gravi del XXI secolo, mentre i negoziati per un cessate il fuoco restano ancora sospesi tra diplomazia e tensione.
Due anni dopo quel sabato mattina, il 7 ottobre resta una ferita aperta: la data che ha segnato un prima e un dopo nella storia di Israele, di Gaza e del Medio Oriente intero.