Se un buon compromesso scontenta tutti, allora la proposta di bilancio Ue 2028-2034 parte con le carte in regola. Appena reso noto, il Quadro finanziario pluriennale ha attirato critiche da ogni parte: governi, Regioni, eurodeputati e capitali frugali puntano il dito contro la Commissione europea e, soprattutto, contro la sua presidente Ursula von der Leyen.
Tra le voci più forti c’è quella delle Regioni, che parlano di un’Europa alla Hunger Games e protestano contro l’accorpamento tra Pac e Coesione nei nuovi piani nazionali. La dotazione per la politica agricola scenderebbe del 20%, mentre l’intero pacchetto finirebbe dentro un unico contenitore ispirato al modello Recovery. “Tutto viene messo in un unico calderone”, ha denunciato Kata Tutto, presidente del Comitato europeo delle Regioni.
Dura anche la posizione dei frugali — Finlandia, Svezia, Danimarca, Paesi Bassi e Germania — che si oppongono all’aumento a 2.000 miliardi di euro del bilancio e al meccanismo delle nuove risorse proprie (tra cui contributi da aziende oltre i 100 milioni di fatturato, tabacchi, rifiuti elettronici). L’ipotesi di Catalyst Europe, strumento da 150 miliardi in debito comune, viene rifiutata in blocco.
A farne le spese è von der Leyen, che incassa anche il gelo dalla sua Germania. E da Roma la prudenza è massima. La premier Giorgia Meloni non si espone, ma Fratelli d’Italia difende il ruolo del commissario italiano Raffaele Fitto, che ha promesso di salvaguardare i fondi di coesione. Anche il ministro Lollobrigida ha bocciato la proposta: “Non è all’altezza degli obiettivi”.
Nel Parlamento europeo, i gruppi — dai Socialisti ai Verdi — attaccano il testo. “Manca la visione strategica”, ha detto Stefano Bonaccini (PD). La critica più diffusa è quella di un’Europa che sacrifica la coesione sociale in nome della difesa, cambiando le priorità senza un confronto chiaro.
A difendere la Commissione resta Raffaele Fitto, che alla sua prima audizione in commissione Regi ha assicurato che “il confronto potrà migliorare la proposta”, chiedendo pazienza. E ha indicato la strada della semplificazione e della flessibilità come nuovo paradigma per i fondi europei.
Il Consiglio Affari Generali si pronuncerà venerdì, ma a Palazzo Berlaymont nessuno si aspetta applausi. Von der Leyen, attesa al varco allo Stato dell’Unione di settembre, dovrà difendere una proposta che oggi appare isolata. Ma la presidente non è nuova alle battaglie difficili, e scommette che, col tempo, le nuove necessità dell’Europa saranno più chiare a tutti.