Carlo Calenda, leader di Azione, definisce il vertice di Anchorage una messinscena utile solo a Putin e Trump. Per l’Ucraina, l’Europa e gli Stati Uniti resta un disastro politico e simbolico.
Una messa in scena costruita a tavolino
Secondo Carlo Calenda, il vertice di Anchorage, presentato come evento storico, si è rivelato una messinscena pensata per dare a Vladimir Putin e Donald Trump ciò che volevano. Al primo, una riabilitazione internazionale. Al secondo, un palcoscenico personale. Nulla di più, nulla di meno.
Per Calenda il risultato è stato un fallimento su tutta la linea: per Kyiv, che non ha ricevuto garanzie concrete né un percorso credibile verso la pace. Per gli Stati Uniti, che hanno accettato l’umiliazione di accogliere come statista rispettabile chi ha invaso e devastato un Paese sovrano. Per l’Europa, rimasta spettatrice passiva in una partita che riguarda direttamente la sua sicurezza e il suo futuro.
Putin riabilitato, Trump indebolito
Nella sua dichiarazione, Calenda osserva che Putin ha incassato ciò che cercava: immagini da leader accolto con onori militari, certificato agli occhi del mondo come protagonista legittimato. Trump, al contrario, è apparso debole, ridotto al ruolo di comprimario. Non ha mostrato la forza di guida attesa dal presidente della principale democrazia occidentale, arrivando perfino a farsi portavoce della visione di Putin sulla democrazia americana e sul voto per corrispondenza.
Un presidente degli Stati Uniti che si presta a diffondere le idee di un dittatore, sottolinea Calenda, segna il livello di crisi che attraversa l’Occidente.
L’Europa più sola che mai
Per Calenda la lezione per l’Europa è dolorosa ma chiara. Non può più accontentarsi di inseguire, mendicare attenzione o sperare che Trump conceda appoggi. Né può illudersi che Zelensky a Washington trovi un alleato saldo. Il messaggio è già scritto: “Accetta le condizioni di Putin”.
L’alleanza atlantica resta indispensabile, ma delegare tutto a leadership tanto inaffidabili e contraddittorie significa condannarsi all’impotenza.
La necessità di un risveglio europeo
Calenda conclude che la risposta può venire soltanto dall’Europa stessa. È il momento di agire come una vera potenza, costruendo un formato regolare di incontri tra i principali Paesi europei, con posizioni comuni su difesa, politica estera, economia e industria. È indispensabile elaborare una strategia condivisa sulla crisi ucraina, sull’energia e sulla risposta ai dazi.