Sbuca dal nulla, Ahmed el Ahmed. Da un parcheggio che, in quei minuti, è diventato un avamposto improvvisato da cui mirare con maggiore precisione verso la spiaggia e l’Oceano Pacifico. Sono passati almeno dieci minuti dall’inizio dell’attacco. Due terroristi, un padre e un figlio, sparano indisturbati contro uomini, donne e bambini ebrei riuniti a Bondi Beach, la spiaggia più famosa di Sydney, per celebrare Hanukkah, la festa ebraica delle luci. Le persone corrono, urlano, cercano riparo. Qualcuno si nasconde, qualcuno filma. Ahmed no.
Passa di lì per caso. Ha 43 anni, è padre di due bambini, è un fruttivendolo. Avrebbe tutte le ragioni del mondo per scappare. Invece sceglie di intervenire. Non ha armi, non ha addestramento, non ha protezioni. Ha solo il tempo di decidere da che parte stare. Si muove con cautela tra le auto parcheggiate, sgattaiola tra due vetture, riduce la distanza. Poi si lancia.
Con uno slancio improvviso si avventa alle spalle di uno dei terroristi. Gli strappa il fucile dalle mani, lo fa cadere a terra. In quei secondi, che sembrano interminabili, Ahmed riesce a puntargli contro l’arma appena sottratta. Non spara. Non lo giustizia. Appoggia il fucile a un albero mentre l’attentatore, ferito e disorientato, tenta di rialzarsi e barcollando raggiunge l’altro killer, il padre, che si trova su un ponticello a pochi metri di distanza. Il video si interrompe lì.
Il resto viene ricostruito dalle testimonianze. Il secondo terrorista spara ad Ahmed due volte. Lo colpisce alla mano e al braccio. Ahmed cade a terra. In una fotografia scattata pochi istanti dopo si vede il suo corpo riverso sull’asfalto, la maglietta bianca intrisa di sangue, il volto sorprendentemente sereno. Tra le braccia di un altro passante, attende i soccorsi. È vivo. Ha appena rischiato di morire per salvare perfetti sconosciuti.
«È la scena più incredibile che abbia mai visto», dice Chris Minns, primo ministro dello Stato del Nuovo Galles del Sud. «Un uomo che si avvicina a un uomo armato che aveva sparato contro la comunità e, da solo, lo disarma, mettendo a rischio la propria vita per salvare quella di innumerevoli altre persone. È un vero eroe e non ho alcun dubbio che, grazie al suo coraggio, questa sera ci siano moltissime persone ancora vive».
All’inizio, la sua identità resta sconosciuta. Il video della “scena più incredibile” viene condiviso centinaia di volte, rimbalzando sui social e sui media, trasformando l’azione di un eroe per caso nell’unico racconto capace di portare un frammento di speranza in una comunità e in una nazione sconvolte dalla violenza antisemita. Poi, con il passare delle ore, il nome emerge: Ahmed el Ahmed.
Si scopre che è il proprietario di un negozio di frutta e verdura nel sobborgo di Sutherland, a circa 26 chilometri da Sydney. Si scopre che è arabo. E, scrivono alcuni giornali australiani, musulmano. Da quel momento, la sua storia diventa anche terreno di scontro. Parte quella che qualcuno definisce “la guerra per l’appropriazione dell’eroe”.
Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu si congratula parlando di «eroismo ebraico al suo livello più alto» e afferma di aver visto «un ebreo che si avventava su uno degli assassini». Sui social circolano versioni alternative: c’è chi scrive che l’uomo sarebbe un cristiano maronita, chi sostiene che non si chiamerebbe Ahmed ma Edward Crabtree, ingegnere informatico, pubblicando perfino una falsa intervista dal letto d’ospedale. Poco dopo arriva la smentita: quel sito è stato generato con l’intelligenza artificiale ed è disinformazione.
L’unica voce autentica è quella del cugino Mustafa. «Ahmed è stato operato», racconta, «ma i medici hanno assicurato che si riprenderà presto». Mustafa chiarisce un punto fondamentale: «Ahmed non ha alcuna esperienza con le armi. È un eroe, speriamo che presto stia bene». Nessuna ideologia, nessuna strategia, nessun calcolo. Solo una decisione istintiva, presa in pochi secondi.
Sui social, la parola che ritorna è una sola: eroe. «Grazie ad Ahmed, in questa giornata di terrore c’è un po’ di luce», scrive un utente. «Dobbiamo essergli grati per aver protetto le famiglie che festeggiavano Hanukkah», aggiunge un altro. C’è chi condivide le foto del suo negozio di frutta e verdura e invita gli abitanti dell’area di Sydney a diventarne clienti, «della persona più eroica della nazione».
In una strage nata dall’odio, Ahmed el Ahmed è diventato l’immagine opposta: quella di un uomo qualunque che, senza pensarci due volte, ha scelto di fermare il male con il proprio corpo. Un eroe, suo malgrado, che non cercava di entrare nella storia. Ma ci è entrato lo stesso.







