Dibattito sullo Stato dell’Unione: divisioni su dazi, Green Deal e Gaza

Giorgia Meloni a Bruxelles

Il discorso sullo Stato dell’Unione di Ursula von der Leyen ha scatenato un dibattito acceso tra i capigruppo del Parlamento europeo. Le reazioni, dal sostegno del PPE alle critiche di S&D e PfE, hanno evidenziato divisioni profonde su dazi Usa, Green Deal e crisi a Gaza. Il confronto, tenutosi il 11 settembre 2025, riflette le tensioni interne all’Ue su competitività, migrazione e politica estera.

Sostegno dal PPE

Manfred Weber, capogruppo PPE dalla Germania, ha ringraziato la Commissione per i risultati su riduzione burocrazia, difesa Ue e lotta immigrazione illegale. Ha promesso di continuare a sostenere accordi commerciali Ue-Usa e Mercosur, alternativa a una guerra commerciale. Sul Green Deal, Weber ha invocato un approccio realistico con neutralità tecnologica, invitando a accelerare dossier Ue senza scontri ideologici.

Critiche dal S&D

Iratxe García, capogruppo S&D dalla Spagna, ha chiesto dove sia l’Europa di fronte alle urgenze, senza sacrificare ambizione. Ha criticato l’accordo commerciale con gli Usa come ingiusto e inaccettabile, annunciando determinazione a modificarlo. Su Gaza, García ha rimarcato che la proposta di sospendere cooperazione con Israele arriva troppo tardi, mentre Gaza muore.

Attacchi dal PfE

Jordan Bardella, capogruppo PfE dalla Francia, ha condannato il sostegno a libero scambio con Mercosur. Ha criticato regole energia che ignorano nucleare francese a basso costo e accordo con Usa che sacrifica difesa, vino, lusso e farmaceutici. Bardella ha sottolineato che paesi piccoli ottengono accordi migliori, denunciando un’Europa svantaggiata.

Posizione dell’ECR

Nicola Procaccini, capogruppo ECR dall’Italia, ha affermato che l’Europa deve rafforzare valori, economia e alleati. Ha sostenuto l’accordo dazi con Usa come meglio di una guerra commerciale tra alleati necessari. Sul Green Deal, Procaccini lo ha definito ostacolo alla competitività europea, applaudendo proposte migratorie e chiedendo rimpatri effettivi.

Appelli da Renew e Verdi

Valerie Hayer, capogruppo Renew dalla Francia, ha avvertito che l’Ue perde fiducia dei cittadini per debolezza nel difenderli, chiedendo un’Europa integrata e sovrana. Ha sottolineato una guerra culturale che minaccia stile di vita europeo e libertà, invocando azioni concrete su democrazia, competitività e aggressività di Russia e Israele. Bas Eickhout, capogruppo Verdi/ALE dall’Olanda, ha invitato l’Europa a pensare come potenza, non mercato, agendo su Gaza e clima con investimenti in rinnovabili e innovazione verde.

Condanne da The Left e ESN

Martin Schirdewan, capogruppo The Left dalla Germania, ha definito l’accordo Usa una capitolazione che subordina l’Ue agli interessi americani. Ha collegato libero scambio a povertà, perdita posti lavoro e costi crescenti, con miliardi in militarizzazione e tagli a pensioni e welfare. Ha denunciato silenzio Ue su crisi umanitaria e crimini guerra israeliani a Gaza. René Aust, capogruppo ESN dalla Germania, ha affermato che l’Europa resta indietro per mancanza libertà imprenditoriale, imputando politica migratoria a violenza, criminalità e problemi sicurezza.