Gaza, tregua dopo 736 giorni: Idf si ritira e migliaia tornano a casa

Dopo 736 giorni di guerra, la Striscia di Gaza torna a respirare. Le forze di difesa israeliane (Idf) hanno completato il ritiro da Gaza City, dando attuazione al cessate il fuoco ratificato nella serata di ieri dal governo israeliano. Le immagini mostrano migliaia di civili che rientrano nelle strade devastate della città, in un lento e faticoso ritorno verso le proprie case. È la prima giornata senza bombardamenti da due anni, e nel frattempo sono iniziate le operazioni per l’ingresso di aiuti umanitari e forniture essenziali nella Striscia.

Una tregua monitorata da una task force internazionale

L’accordo prevede che la tregua venga monitorata da una task force congiunta, composta da 200 soldati statunitensi e militari di altri Paesi, incaricati di supervisionare la stabilità dell’intesa e la consegna degli aiuti. Secondo il piano, gli ostaggi israeliani saranno rilasciati lunedì, come confermato dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che ha espresso soddisfazione per l’intesa: “Abbiamo fermato la guerra, sarà una pace duratura”. L’accordo prevede lo scambio di 20 ostaggi israeliani vivi con 1.950 prigionieri palestinesi, ma Marwan Barghouti, leader di Fatah detenuto in Israele, non figura tra i nomi previsti per il rilascio.

Apertura del valico di Rafah e vertice internazionale

Un funzionario di Hamas ha annunciato che da oggi entreranno i primi aiuti e che il valico di Rafah, al confine con l’Egitto, sarà riaperto ai civili entro la metà della prossima settimana. Donald Trump è atteso lunedì in Israele per un incontro con il premier Benjamin Netanyahu, e successivamente in Egitto per la firma ufficiale del trattato e un vertice con i principali leader mondiali.

Le posizioni di Israele e Hamas

Nonostante la tregua, restano tensioni e diffidenze. Netanyahu ha ammonito che “se il disarmo di Hamas e la smilitarizzazione della Striscia non avverranno, sarà di nuovo guerra”. Dal canto suo, Hamas ha replicato: “Non daremo scuse a Israele”, confermando la volontà di rispettare la tregua e collaborare con i mediatori internazionali. La tregua di oggi non segna solo la fine di un conflitto, ma l’inizio di una prova diplomatica e umanitaria che metterà alla prova la tenuta della pace e la capacità della comunità internazionale di garantire un futuro stabile per Gaza e Israele.