Giappone, crisi politica dopo le dimissioni di Ishiba e proteste anti-immigrazione

Il 7 settembre scorso il Primo Ministro Shigeru Ishiba ha annunciato le proprie dimissioni dopo mesi di pressioni interne al partito e proteste diffuse. Secondo fonti governative, sarebbero già stati raccolti i voti necessari per convocare elezioni presidenziali anticipate all’interno del Liberal Democratic Party (LDP), con l’obiettivo di rimuoverlo definitivamente e ridefinire la leadership.

Alcuni osservatori hanno descritto la vicenda come un “colpo di stato nazionalista”, guidato da figure di spicco come Taro Aso e la fazione legata all’ex premier Shinzo Abe, decisa a contrastare le politiche considerate troppo globaliste di Ishiba. Il Paese entra così in una fase di transizione politica, con la possibilità di elezioni lampo che potrebbero cambiare radicalmente gli equilibri di governo.

La protesta nelle piazze contro l’immigrazione

Parallelamente, il Giappone è attraversato da un’ondata di proteste contro le politiche migratorie. Il 3 settembre, migliaia di persone hanno manifestato a Osaka, Tokyo, Nagoya e Fukuoka con lo slogan “Japanese First”. I contestatori accusano il governo di aver favorito un ingresso massiccio di immigrati senza consultare la popolazione, temendo un impatto culturale e sociale simile a quello osservato in Europa. A Osaka non sono mancati momenti di tensione: alcuni manifestanti si sono scontrati con gruppi antifascisti come lo Shibakitai, che hanno cercato di sabotare le proteste. Per questo motivo, ulteriori manifestazioni in città sono state cancellate per timore di violenze.

Le ragioni della mobilitazione

Il malcontento nasce in particolare dalle notizie di accordi per l’ingresso di 500.000 professionisti dall’India, oltre alle voci — smentite dal governo ma confermate da fonti nigeriane — su visti speciali per cittadini africani. Per i manifestanti, tutto ciò rappresenterebbe una minaccia diretta all’identità nazionale. “Salvare il Giappone” è lo slogan ricorrente che accompagna la mobilitazione, sostenuta anche dalla diffusione di video e dirette streaming su YouTube e X.

Un Paese in cerca di equilibrio

La concomitanza tra la crisi di leadership e le proteste di piazza mostra un Giappone diviso, in cui crescono i contrasti tra aperture globaliste e spinte nazionaliste. Per ora, le manifestazioni restano in gran parte pacifiche, ma l’aumento delle tensioni indica che la questione migratoria rischia di diventare uno dei temi centrali della futura competizione politica.