Giappone, Sanae Takaichi è la prima premier donna: linea dura su economia, sicurezza e immigrazione

Il Giappone volta pagina, almeno in apparenza. Per la prima volta nella sua storia, il Paese del Sol Levante ha una donna alla guida del governo: Sanae Takaichi, 64 anni, esponente del Partito Liberal Democratico (LDP) e figura di spicco del fronte conservatore. Il 21 ottobre, Takaichi ha giurato come nuova prima ministra, succedendo a Fumio Kishida dopo settimane di crisi politica e tensioni interne al partito. La sua ascesa rappresenta un passaggio storico, ma anche un ritorno a una visione fortemente tradizionalista della società giapponese.

Un governo conservatore in un Paese che cambia

La premier Takaichi è nota per le sue posizioni ultraconservatrici: contraria al matrimonio egualitario, alla successione imperiale femminile e a politiche espansive sul welfare. Il suo governo nasce da una coalizione con il Japan Innovation Party (Ishin), formazione di destra che punta su sicurezza nazionale, autonomia energetica e controllo dei confini. Il nuovo esecutivo si trova di fronte a tre emergenze: crisi economica, calo demografico e perdita di fiducia. L’economia giapponese combatte contro inflazione, yen debole e stagnazione salariale. Per reagire, la premier ha annunciato un piano di stimolo fiscale per rafforzare industria tecnologica, semiconduttori e ricerca sull’intelligenza artificiale, con l’obiettivo di “riaccendere la fiducia nel futuro”. Ma la parte più discussa del suo programma riguarda l’immigrazione.

Immigrazione, il nuovo fronte di Takaichi

Sanae Takaichi ha scelto una linea dura e selettiva. Il suo governo intende introdurre regole più rigide sull’ingresso, la permanenza e il lavoro degli stranieri, in un Paese che già oggi ha uno dei tassi migratori più bassi del mondo industrializzato. Durante la campagna per la leadership, Takaichi aveva dichiarato che il Giappone deve accogliere “chi rispetta la nostra cultura e contribuisce alla società”, ma che “chi viene solo per trarre profitto fingendo di essere rifugiato deve andarsene”. Una visione di integrazione controllata, non di apertura generalizzata.

Tra le misure annunciate: la creazione di un’agenzia di controllo per gli stranieri, con competenze su soggiorni, asilo e sicurezza; la revisione delle norme sul lavoro straniero, con limiti più severi nei settori non qualificati; nuovi strumenti di monitoraggio per l’acquisto di terreni da parte di stranieri in aree sensibili, come zone militari o infrastrutture critiche. Il governo ha già avviato la costituzione di una “torre di comando” interministeriale sulle questioni migratorie, per gestire fenomeni come sovraffollamento turistico, criminalità e impatti sociali nelle grandi città. La linea è chiara: gestione strategica e difensiva dell’immigrazione, vista più come rischio che come risorsa.

Un equilibrio difficile tra demografia e identità

Il Giappone affronta una delle peggiori crisi demografiche del mondo: popolazione in calo, età media di 50 anni e carenza cronica di lavoratori nei settori chiave come sanità, agricoltura e costruzioni. Eppure, la nuova premier punta a mantenere chiuse le porte. La sua visione è quella di un Giappone autosufficiente, tecnologico e protetto, ma il rischio è che la chiusura verso l’immigrazione aggravi la crisi della forza lavoro e rallenti la crescita. Molti analisti ritengono che l’approccio di Takaichi privilegi la sicurezza culturale a scapito della sostenibilità economica, rischiando di isolare il Paese in un mondo sempre più interconnesso.

Una donna al potere, ma non una rivoluzione

L’elezione di Sanae Takaichi è un evento storico, ma non un cambio di paradigma. Il Giappone ha finalmente una premier donna, ma la sua agenda guarda più al passato che al futuro. La sua leadership potrebbe rafforzare l’idea di stabilità e ordine, ma rischia di lasciare irrisolti i nodi che frenano da anni la seconda economia dell’Asia: bassa natalità, scarsa produttività e resistenza al cambiamento sociale. Sotto la superficie del rinnovamento, il Giappone resta fedele alla sua natura: conservatore, disciplinato e restio ad aprirsi. E il nuovo governo Takaichi, pur con una donna al comando, non sembra intenzionato a cambiare rotta.