Sorrisi e strette di mano in Alaska ormai appartengono al passato. Fra Vladimir Putin e Donald Trump è scoppiata una vera e propria guerra del petrolio, le cui conseguenze si estendono ben oltre la competizione bilaterale tra Mosca e Washington. Le nuove sanzioni americane contro i giganti energetici russi Lukoil e Rosneft hanno infatti provocato una reazione a catena: la Cina ha sospeso gli acquisti di greggio russo, e anche l’India sarebbe pronta a fare lo stesso. Una decisione che mette a rischio l’“amicizia senza limiti” tra Putin e Xi Jinping e che potrebbe assestare un colpo durissimo alle entrate del Cremlino.
Le sanzioni Usa e la reazione di Mosca
Le misure decise da Washington prevedono l’esclusione dal sistema dei pagamenti occidentale per chi continuerà a commerciare con le compagnie russe. “Le sanzioni sono un atto ostile”, ha dichiarato Putin, definendole “un tentativo di mettere pressione su Mosca, ma nessun Paese che abbia rispetto di sé stesso fa mai niente sotto pressione”. Il leader russo ha assicurato che “la stretta non avrà impatto sull’economia russa”, ma gli analisti restano scettici. Rosneft e Lukoil rappresentano insieme circa la metà dei 4 milioni di barili di petrolio al giorno esportati dalla Russia, in gran parte diretti verso i mercati asiatici dopo il tetto di prezzo di 60 dollari imposto dall’Occidente alla fine del 2022.
La frenata di Cina e India
Secondo Reuters, i colossi energetici cinesi PetroChina, Sinopec, Cnooc e Zhenhua Oil hanno sospeso gli acquisti di greggio russo via mare, almeno temporaneamente, in attesa di valutare gli effetti delle sanzioni americane. Anche le raffinerie indipendenti potrebbero adottare la stessa linea prudenziale. Un’analoga decisione sarebbe allo studio in India, dove le società di raffinazione statali hanno ricevuto un avvertimento sulle potenziali ripercussioni economiche in caso di violazione del regime sanzionatorio.
Effetti globali e nuovi equilibri
Uno stop anche parziale di Cina e India — che in settembre hanno importato rispettivamente 2 milioni e 1,6 milioni di barili al giorno — infliggerebbe un duro colpo a Mosca, riducendo drasticamente la sua capacità di finanziare la guerra in Ucraina. Ma la crisi rischia di travolgere anche Pechino, già alle prese con una congiuntura economica difficile. La sospensione dei flussi di greggio potrebbe aggravare la situazione, mentre incombe un altro scontro con Washington: quello sulle terre rare. Il segretario al Tesoro americano Scott Bessent e il vicepremier cinese He Lifeng si incontreranno nei prossimi giorni in Malesia per cercare un’intesa che eviti l’imposizione di nuovi dazi al 100% e tentare di riaprire il dialogo in vista di un possibile incontro tra Trump e Xi Jinping in Corea del Sud entro fine mese.







