India e Pakistan, 34 morti negli scontri: è il peggior conflitto degli ultimi 20 anni

Almeno 34 persone sono morte negli attacchi reciproci tra gli eserciti indiano e pakistano, il peggior scontro tra i due Paesi dal 2003. Secondo il portavoce dell’esercito pakistano, tenente generale Ahmed Chaudhry, 26 civili sono stati uccisi in Pakistan, mentre otto persone hanno perso la vita in India, secondo fonti ufficiali indiane. Gli scontri, avvenuti lungo la Linea di Controllo in Kashmir, hanno coinvolto artiglieria pesante e raid missilistici notturni.

L’India rivendica l’“Operazione Sindoor”

A dare ulteriore peso all’escalation è stata la dichiarazione del segretario generale del Congresso indiano, Jairam Ramesh, che ha confermato il pieno appoggio del partito agli attacchi condotti dall’esercito indiano contro “infrastrutture terroristiche in Pakistan”. L’“Operazione Sindoor”, come è stata ribattezzata l’azione, è stata una risposta diretta all’attacco terroristico di Pahalgam avvenuto il 22 aprile. “L’impegno indiano per eliminare il terrorismo non può conoscere compromessi”, ha dichiarato Ramesh.

Mosca: “Preoccupati, servono moderazione e diplomazia”

Nel frattempo, Mosca ha espresso “profonda preoccupazione per l’escalation militare”. In una nota ufficiale, il ministero degli Esteri russo ha invitato entrambi i Paesi a “esercitare moderazione per prevenire un ulteriore deterioramento” della situazione e ha auspicato una risoluzione “pacifica e diplomatica”.

Londra si offre come mediatore

Anche il Regno Unito ha preso posizione. Il segretario al Commercio britannico, Jonathan Reynolds, ha dichiarato che Londra è pronta a offrire sostegno per una de-escalation. “Siamo amici e partner di entrambi i Paesi. Entrambi hanno un grande interesse nella stabilità regionale, e il Regno Unito è pronto a sostenere il dialogo”, ha affermato ai microfoni di BBC Radio.

Un equilibrio fragile

L’escalation tra India e Pakistan, due potenze nucleari, allarma la comunità internazionale. La Linea di Controllo in Kashmir resta uno dei confini più pericolosi al mondo, e i recenti attacchi rischiano di innescare un nuovo ciclo di violenze in una regione già storicamente instabile.