Lunedì a Sharm el-Sheikh la firma dell’accordo su Gaza: attesa anche Meloni

Washington DC, Il primo ministro Italiano Giorgia Meloni ricevuta alla casa Bianca dal Presidente Trump

L’accordo su Gaza sarà firmato lunedì pomeriggio a Sharm el-Sheikh dal presidente americano Donald Trump insieme ai mediatori Egitto, Qatar e Turchia, mentre non saranno presenti rappresentanti né di Israele né di Hamas. Lo riferiscono fonti informate all’Adnkronos, secondo cui l’intesa “si basa sulle lettere di principio fornite separatamente da Israele, Hamas e dai mediatori”. La firma dell’accordo arriva dopo mesi di negoziati indiretti e segna la prima fase del piano di pace americano per porre fine a due anni di guerra nella Striscia di Gaza. L’obiettivo è garantire un cessate il fuoco duraturo, il rilascio degli ostaggi israeliani e l’avvio di un processo di stabilizzazione regionale sotto la supervisione internazionale.

Un vertice di portata globale

Alla cerimonia sono stati invitati numerosi leader mondiali, in rappresentanza sia dei Paesi occidentali sia di quelli arabi e islamici.
Tra le delegazioni europee confermate figurano Italia, Francia, Germania, Regno Unito, Spagna, Grecia e Unione Europea. Per l’Italia sarà presente la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che nei giorni scorsi aveva espresso “pieno sostegno al piano di pace proposto dal presidente Trump”. Per il fronte arabo e islamico parteciperanno invece Arabia Saudita, Turchia, Qatar, Emirati Arabi Uniti, Egitto, Giordania, Pakistan e Indonesia, tutti attori chiave nei colloqui di mediazione.

Un accordo costruito su impegni separati

L’intesa che verrà firmata a Sharm el-Sheikh non è un trattato diretto tra le parti in conflitto, ma un documento fondato su impegni scritti e separati assunti da Israele e Hamas. Il testo stabilisce i meccanismi di attuazione del cessate il fuoco, la liberazione degli ostaggi, la consegna di aiuti umanitari e una road map per la ricostruzione di Gaza sotto controllo internazionale. Secondo le fonti, la presenza di Trump alla firma “rappresenta un segnale di garanzia politica e diplomatica per l’attuazione dell’accordo”, mentre l’assenza di Israele e Hamas “è coerente con la natura indiretta dei negoziati e con l’impegno dei mediatori”. Lunedì, dunque, Sharm el-Sheikh diventerà il centro simbolico di un possibile nuovo inizio per il Medio Oriente, dopo oltre settecento giorni di guerra e una crisi umanitaria senza precedenti.