“Non esiste uno Stato palestinese, e l’unica volta in cui ce ne sarà uno sarà se ci sarà una negoziazione con Israele, cosa che al momento è impossibile perché hanno una guerra in corso con Hamas”. Con queste parole, il segretario di Stato americano Marco Rubio ha commentato la recente ondata di riconoscimenti internazionali della Palestina da parte di Canada, Regno Unito e Australia.
Rubio ha sottolineato che la strada diplomatica non può prescindere dal consenso di Israele, evocando il contesto attuale come un ostacolo insormontabile: “In questo momento è impossibile parlare di trattative, perché c’è una guerra in corso con Hamas”.
Il senatore della Florida ha poi rilanciato il ruolo dell’ex presidente americano: “L’unico leader al mondo che può davvero mediare o mettere insieme le cose è il presidente Trump”. Una dichiarazione che rafforza la narrativa dell’attuale Casa Bianca, secondo cui solo una leadership forte e conservatrice può costruire nuovi equilibri in Medio Oriente.
La linea repubblicana su Palestina e Israele
Le parole di Rubio si inseriscono in una cornice politica chiara: per i repubblicani, il riconoscimento di uno Stato palestinese al di fuori di un accordo diretto con Israele è considerato non solo privo di valore, ma anche dannoso perché legittimerebbe Hamas e indebolirebbe la sicurezza israeliana.
Mentre una parte crescente della comunità internazionale spinge per il riconoscimento formale della Palestina come strumento per rilanciare il processo di pace, Washington sotto Trump ribadisce una posizione opposta: il conflitto non può essere risolto con atti simbolici, ma soltanto attraverso negoziati diretti, oggi resi impossibili dal perdurare della guerra.