Militari italiani al sicuro dopo gli attacchi iraniani alle basi Usa

PECHINO (CINA) – ESERCITAZIONE MILITARE CONGIUNTA DELL ESERCITO CINESE E DELL ESERCITO DELLA MONGOLIA – SIMULAZIONE DI UNA MISSIONE DI PACE CHE COINVOLGE GLI ESERCITI DI DUE STATI

Gli effetti collaterali della rappresaglia iraniana contro le basi Usa non hanno colpito i militari italiani presenti in Medio Oriente, spostati in anticipo in aree sicure secondo le previsioni della Difesa.

Italiani al sicuro in Iraq, Kuwait e Qatar

I missili lanciati da Teheran nelle ultime ore hanno colpito diversi obiettivi americani in Medio Oriente, tra cui la base di Al Udeid in Qatar, ma i dieci militari dell’Aeronautica italiana presenti in loco erano già stati trasferiti in luoghi protetti. Lo confermano fonti della Difesa: “Gli attacchi erano all’interno delle possibilità previste e per questo il personale è stato spostato in anticipo”.

In Iraq, dove operano oltre un migliaio di soldati e carabinieri italiani, i razzi si sono concentrati sulla base americana di Ain al-Asad. Le forze italiane dislocate a Baghdad e Erbil non sono state coinvolte. Anche in Kuwait, dove alcuni uomini erano stati recentemente trasferiti, i militari si sono riparati nei bunker per precauzione.

Crosetto: “Contingenti protetti in aree sicure”

Il ministro della Difesa Guido Crosetto ha dichiarato che “sono state tempestivamente adottate tutte le procedure di sicurezza previste, incluso, laddove necessario, lo spostamento preventivo in aree sicure”. Il titolare della Difesa ha assicurato che “tutti i militari italiani presenti in Iraq, Kuwait e Qatar sono al sicuro” e ha ribadito che gli attacchi rientrano “nel quadro delle ipotesi operative già considerate nei giorni scorsi”.

Pressione crescente nel Mar Rosso e nello Stretto di Hormuz

Non si abbassa invece l’attenzione nel Mar Rosso, dove è operativa la missione navale europea Aspides, con una presenza determinante dell’Italia. Tra le tre navi impiegate figura anche la fregata Andrea Doria, attualmente nave ammiraglia della missione, destinata a passare il comando a un ufficiale italiano entro fine luglio.

La tensione resta alta anche nello Stretto di Hormuz, dove l’Iran ha minacciato la chiusura. Un’eventuale interruzione del traffico in quell’area, da cui transita circa il 30% del petrolio mondiale, avrebbe conseguenze economiche gravi a livello globale. Nei giorni scorsi, il ministro degli Esteri Antonio Tajani aveva ribadito, durante i colloqui con l’omologo iraniano Araghchi, la necessità di garantire la sicurezza della navigazione, sottolineando il valore strategico della missione Aspides.

Le altre missioni italiane nell’area

Oltre ad Aspides, sono attive nell’area altre operazioni navali con partecipazione italiana. La missione Atalanta, nata per contrastare la pirateria somala, ha visto recentemente il rientro in Italia della fregata Rizzo. È ancora presente nella zona la nave Marceglia, di ritorno da una campagna nell’indo-pacifico.

Nelle acque tra Hormuz e il Golfo Persico è attiva anche la missione Emasoh, avviata nel 2020 per la protezione del traffico marittimo. In questo momento, però, non risultano navi operative in forza a Emasoh.

Prevenzione e sicurezza al centro della strategia

La gestione della sicurezza dei contingenti italiani in Medio Oriente si conferma improntata alla prevenzione e all’anticipazione dei rischi. La rapidità nella valutazione delle minacce e la prontezza dei riposizionamenti hanno evitato conseguenze gravi per il personale. Resta però alta l’attenzione su un quadro geopolitico in rapido deterioramento.