Secondo fonti vicine all’intelligence occidentale, Vladimir Putin ha già predisposto una durissima risposta alla recente ondata di attacchi ucraini che hanno distrutto numerosi aerei da guerra russi, tra cui cacciabombardieri e velivoli radar strategici. Per lo zar del Cremlino è un affronto inaccettabile, un’umiliazione subita nel cuore del proprio sistema militare, e ora il leader russo vuole una vendetta “terribile”.
Le indiscrezioni parlano di un’imminente escalation su larga scala. Mosca avrebbe già schierato batterie di missili Iskander e Kalibr lungo il confine con l’Ucraina, oltre a rafforzare la presenza aerea sul Mar Nero e a ridosso del Donbass. La vendetta, secondo un alto funzionario militare russo citato da fonti riservatissime, sarà “un fiume di fuoco, una pioggia di missili e bombe che farà tremare le fondamenta di Kiev”.
A fare temere il peggio è la retorica impiegata negli ultimi giorni dallo stesso Putin e dai vertici del suo governo: si parla apertamente di “punizione definitiva”, di “colpo devastante alla capacità militare e decisionale dell’Ucraina”, con allusioni sempre meno velate all’impiego di mezzi “non convenzionali”.
Proprio questo sta facendo salire l’allerta in Occidente: si teme che, messo alle strette dalla crescente efficacia delle forze ucraine e da un’opinione pubblica interna scossa dalle perdite, Putin possa contemplare l’impiego di armi nucleari tattiche. Si tratterebbe di ordigni a basso potenziale, pensati per essere utilizzati sul campo di battaglia, in grado di colpire obiettivi militari localizzati – come centri di comando, aeroporti, concentramenti di truppe – ma il cui impatto politico, psicologico e ambientale sarebbe incalcolabile.
Il Pentagono e la NATO monitorano da giorni spostamenti sospetti nei depositi nucleari russi a Belgorod e Voronezh. Satelliti spia hanno rilevato attività “non usuali”, con convogli in uscita e segnali criptati tra Mosca e i comandi strategici dell’armata russa. Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha apertamente detto che la risposta è imminente. Una lunga telefonata Trump- Putin, ha certificato che “la pace non è imminente”, come ha affermato il presidente americano. Che pure aveva scommesso nella pace in 24 ore, se avesse vinto lui le elezioni.
Altra telefonata di Putin con Leone XIV non avrebbe lasciato sperare nulla di incoraggiante. Il papa sarebbe rimasto piuttosto sconvolto dalla determinazione di Putin ad andare avanti fino alla conquista dell’Ucraina. Oppure alla sua distruzione!
Intanto l’Inghilterra si sta preparando allo scontro diretto con la Russia.
Sul fronte ucraino, le autorità si preparano al peggio. Sono stati riattivati i rifugi antibomba in diverse città, Kiev ha imposto il blackout totale nelle ore notturne e vengono distribuite maschere antigas e kit di emergenza alla popolazione. “Non possiamo sapere cosa accadrà – ha detto Volodymyr Zelensky – ma siamo pronti a resistere anche all’inferno”.
Il mondo trattiene il respiro. Un’escalation incontrollata potrebbe trascinare l’intero continente, e forse il pianeta, in una spirale di guerra mai vista dalla fine della Seconda guerra mondiale. Eppure, la storia recente insegna che, quando uno zar si sente umiliato, la sua reazione non conosce limiti.
Il conto alla rovescia è già cominciato.