A Tel Aviv 350mila persone sono scese in piazza per chiedere un accordo che porti alla liberazione degli ostaggi nella Striscia di Gaza. La protesta, definita dall’attore Lior Ashkenazi “la lotta più morale e umanitaria che ci sia”, si è tenuta il 26 agosto 2025, con i manifestanti che hanno chiesto un cessate il fuoco immediato. Gli organizzatori, che non hanno ricevuto una stima ufficiale della partecipazione dalla polizia, hanno richiamato il successo della manifestazione del 17 agosto, con circa 500mila presenze. Intanto, il premier Benjamin Netanyahu insiste sull’offensiva a Gaza, escludendo una tregua.
Una protesta per la vita
Dal palco di Hostages Square, Lior Ashkenazi ha incitato la folla a non cedere: “Non siamo più disposti a essere educati, basta!”. La protesta, organizzata dal Forum delle Famiglie degli Ostaggi, ha visto migliaia di israeliani bloccare strade e autostrade, chiedendo un accordo con Hamas per liberare i circa 50 ostaggi ancora detenuti, di cui 20 ritenuti vivi. I manifestanti hanno denunciato l’inazione del governo, accusandolo di sacrificare gli ostaggi per proseguire la guerra.
Netanyahu: “Nessuna tregua, avanti con l’offensiva”
Durante un evento in Cisgiordania per celebrare 17 nuovi insediamenti di coloni, Benjamin Netanyahu ha ribadito la sua linea dura. “Siamo sulla strada della vittoria, ma c’è ancora lavoro da fare”, ha dichiarato, secondo Haaretz. “È iniziato a Gaza e finirà a Gaza. Non lasceremo lì questi mostri, rilasceremo tutti i nostri ostaggi e faremo in modo che Gaza non sia più una minaccia”. Il premier ha anche riaffermato il suo impegno a impedire la creazione di uno Stato palestinese.
Tensioni interne e pressioni internazionali
Le proteste di Tel Aviv, tra le più partecipate degli ultimi 22 mesi, riflettono una spaccatura crescente nella società israeliana. Molti cittadini vedono nell’offensiva militare un rischio per la vita degli ostaggi, mentre il governo insiste sulla necessità di sconfiggere Hamas. Le famiglie dei prigionieri, supportate da figure come Ashkenazi, chiedono un negoziato immediato, temendo che ulteriori operazioni militari possano compromettere le possibilità di liberazione.
Un paese diviso
La manifestazione di Tel Aviv segue un’ondata di proteste, con quella del 17 agosto che aveva radunato mezzo milione di persone. La pressione sul governo Netanyahu si intensifica, mentre il premier continua a ignorare le richieste di tregua. La comunità internazionale, incluse le Nazioni Unite, preme per un cessate il fuoco, denunciando il costo umanitario del conflitto, con oltre 62.000 morti palestinesi. La lotta per gli ostaggi rimane un simbolo della crisi interna ed esterna di Israele.