Aveva promesso un cessate il fuoco entro la fine della settimana, e ora Donald Trump sostiene che “il 50% del lavoro è fatto”. Con un messaggio affidato al suo social Truth, il presidente americano annuncia che Israele ha accettato le condizioni di una tregua di 60 giorni a Gaza e avverte Hamas: “La situazione può solo peggiorare”.
Il messaggio arriva a poche ore dal prossimo vertice alla Casa Bianca con Benjamin Netanyahu, che Trump ha già definito come “un incontro per celebrare la vittoria contro l’Iran”. Intanto, Washington ospita colloqui intensi tra il ministro israeliano per gli Affari Strategici Ron Dermer e alti funzionari dell’amministrazione Usa, tra cui il vicepresidente J.D. Vance, il segretario di Stato Marco Rubio e l’inviato speciale Steve Witkoff.
La proposta Usa e l’attesa risposta di Hamas
“I miei rappresentanti hanno avuto oggi un lungo e produttivo incontro con gli israeliani su Gaza. Israele ha accettato le condizioni necessarie per finalizzare il cessate il fuoco di 60 giorni”, scrive Trump. L’accordo ora è nelle mani di Qatar ed Egitto, che – spiega – “presenteranno questa proposta finale” ad Hamas.
Trump, come sempre, alterna diplomazia e minaccia: “Spero, per il bene del Medio Oriente, che Hamas accetti questo accordo, perché la situazione può soltanto peggiorare”. Il linguaggio usato nel post, di fatto, suona come un ultimatum.
L’ombra dei raid e le pressioni umanitarie
Nel frattempo, la situazione sul campo resta drammatica. Secondo l’ospedale Nasser di Khan Younis, almeno 37 persone sono morte nel sud della Striscia nelle ultime ore. Al Jazeera riporta 39 vittime e decine di feriti nel bombardamento di un internet cafè sulla costa nord, tra cui il fotogiornalista palestinese Ismail Abu Hatab.
Aumentano anche le pressioni internazionali. Oltre 150 organizzazioni umanitarie, tra cui Oxfam, Save the Children e Amnesty International, hanno firmato un appello congiunto per lo smantellamento della Gaza Humanitarian Foundation (GHF), ritenuta un’emanazione diretta degli interessi di Israele e Usa nell’area.
La sfida diplomatica e la posta in gioco
Restano sul tavolo i nodi più delicati: la sorte dei 50 ostaggi ancora nelle mani di Hamas, la crisi umanitaria in continuo peggioramento e la credibilità dell’accordo proposto da Washington. L’operazione diplomatica lanciata da Trump potrebbe segnare una svolta, ma rischia anche di inasprire ulteriormente le tensioni se il gruppo islamista rifiuterà la tregua.
A tre giorni dall’incontro alla Casa Bianca con il premier israeliano, Trump rilancia il suo ruolo di deal maker globale. Ma stavolta, la posta in gioco è altissima: non solo il destino della Striscia, ma anche il fragile equilibrio dell’intero Medio Oriente.