Trump e Musk: la fine di un amore impossibile tra due aspiranti imperatori del caos

Musk con Trump

Illusi, quelli che credevano che tra Donald Trump ed Elon Musk potesse durare. Illusi, e forse anche un po’ ingenui: come pensare che due maschi alfa abituati a comandare senza contraddittorio potessero condividere lo stesso palco senza scannarsi per decidere chi dovesse parlare per primo. L’idillio è finito, ammesso che sia mai davvero cominciato. E ora si odiano, come solo sanno fare quelli che si sono specchiati troppo a lungo l’uno negli occhi dell’altro.

È bastato un disegno di legge: Trump propone tagli e spese come se l’America fosse un cantiere di cui ha perso il preventivo, e Musk lo attacca pubblicamente, rispolverando il suo giocattolo preferito, X, l’ex Twitter, per accusarlo di ingratitudine.

“Senza di me avrebbe perso”, ha scritto Musk, nella più classica delle recriminazioni da ex che si sente usato e scaricato. Trump ha subito risposto: “Deluso da Elon”. Traduzione: non ti invito più a Mar-a-Lago, e da oggi sei nella lista nera insieme a Pence, Fauci e la CNN.

Eppure, per qualche mese, erano sembrati una coppia perfetta. Uniti dalla voglia di “disruptare” tutto: le istituzioni, i trattati internazionali, il concetto stesso di decenza. Due che sognano un’America dominatrice e isolata, un Far West tecnologico senza regole né mediazioni, dove i ricchi decidono e gli altri applaudono (o tacciono). Uno con la giacca blu e la cravatta rossa, l’altro in maglietta nera e sguardo da villain Marvel. Uno che twitta in maiuscolo, l’altro che compra la piattaforma su cui twittare. Ma non poteva funzionare.

Perché uno, Trump, vive per il culto della personalità. L’altro, Musk, è il culto della personalità. Uno vuole essere amato dai “forgotten men” dell’America rurale, l’altro sogna città su Marte abitate solo da ingegneri e algoritmi. In comune avevano solo la convinzione di essere indispensabili, e l’odio viscerale per tutto ciò che odora di regole, giustizia sociale, welfare o contraddittorio.

Il problema è che quando due narcisisti cosmici si incontrano, l’universo collassa. Era solo questione di tempo prima che cominciassero a darsi sui nervi: Musk che si sentiva usato come testimonial high-tech, Trump che non sopportava l’idea che qualcuno potesse rubargli la scena, specie un miliardario che parla ai giovani. E così, in pochi mesi, sono riusciti nella miracolosa impresa di deludere anche i loro più accesi sostenitori.

Nel finale, ognuno resterà solo con i suoi giocattoli: Trump con la sua base sempre più arrabbiata e sempre meno ampia, Musk con i suoi razzi e i suoi tweet autocelebrativi. Il sogno di un’America guidata da questi due titani dell’ego è finito. Forse è meglio così.

di Tacco di Ghino