Trump vuole la svolta: “C’è una reale possibilità di pace a Gaza”

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha dichiarato di vedere “una reale possibilità di raggiungere un accordo di pace a Gaza e oltre, in tutto il Medio Oriente”. Lo ha affermato parlando dallo Studio Ovale, mentre i colloqui tra Hamas e i mediatori internazionali proseguono in Egitto.

Una volta che l’accordo su Gaza sarà raggiunto, faremo tutto il possibile per assicurarci che tutti rispettino l’accordo”, ha detto Trump, sottolineando come il momento attuale rappresenti “una finestra storica per porre fine al conflitto”.

Sul fronte ucraino, il presidente americano ha ammesso la complessità del dossier: “Pensavo che la guerra in Ucraina sarebbe stata la più facile, e invece è più difficile del Medio Oriente”. Trump ha aggiunto di essere “molto deluso da Putin”, segnalando un raffreddamento dei rapporti con Mosca rispetto ai primi mesi del suo secondo mandato.

La lettera alle famiglie degli ostaggi

Nel frattempo, il presidente ha inviato una lettera alle famiglie degli ostaggi israeliani detenuti a Gaza, ringraziandole per averlo candidato al Premio Nobel per la Pace e assicurando che la priorità resta “riportare a casa tutti gli ostaggi e garantire la totale distruzione di Hamas, affinché questi atti orribili non si ripetano mai più”.

Queste scene indicibili sono rimaste impresse nella nostra memoria e non le dimenticheremo mai”, scrive Trump. “Restiamo fermamente impegnati a porre fine sia a questo conflitto sia alle ondate di antisemitismo, in patria e all’estero.

I colloqui in Egitto

Intanto, l’inviato speciale Steve Witkoff e il genero del presidente, Jared Kushner, sono arrivati in Egitto per partecipare al secondo round di negoziati. I colloqui si terranno a Sharm el-Sheikh, dopo un primo incontro “positivo” tra Hamas e i mediatori egiziani.

Secondo Sky News Arabia, Hamas avrebbe chiesto a Israele di ritirare le truppe dai quartieri residenziali di Gaza e di cessare il fuoco prima di procedere allo scambio di ostaggi. Fonti dei mediatori riferiscono che il movimento islamico insiste anche per il rilascio di sei prigionieri palestinesi condannati all’ergastolo in Israele, definendo la richiesta “una condizione imprescindibile”.

Le condizioni di Hamas

Secondo l’agenzia Efe, Hamas avrebbe accettato di consegnare le armi a un comitato egiziano-palestinese, rifiutando però la creazione di un comitato internazionale di transizione per la gestione della Striscia. Il movimento propone invece di “negoziare direttamente con l’Autorità Nazionale Palestinese” e respinge la proposta di nominare Tony Blair governatore di Gaza, pur accettando “un ruolo di monitoraggio a distanza”.

La pressione delle famiglie degli ostaggi

In Israele cresce la pressione su Benjamin Netanyahu. Il Forum delle famiglie degli ostaggi e dei dispersi ha chiesto spiegazioni al premier dopo la sua recente intervista a Ben Shapiro, in cui aveva parlato di 46 ostaggi a Gaza, mentre il forum sostiene che siano 48.

Per noi ognuno di loro è un mondo intero. Ognuno deve tornare a casa, i vivi per la riabilitazione e i caduti per la sepoltura nella loro terra”, scrivono i familiari, chiedendo al governo di “porre fine all’incubo” e di “riportare indietro tutti gli ostaggi, 48, non 46”.