Circa trenta Paesi stanno trattando sulle garanzie di sicurezza per l’Ucraina, mentre si avvicina la possibilità di un incontro diretto tra Volodymyr Zelensky e Vladimir Putin. L’obiettivo è definire un quadro di sostegno militare e politico a Kiev attraverso una “forza di rassicurazione” che operi in aree non contese, lontane dal fronte, per scoraggiare nuove offensive russe.
Francia e Regno Unito pronti a inviare truppe
I due copresidenti della coalizione dei volenterosi, Francia e Regno Unito, hanno già annunciato disponibilità a un passo avanti concreto. Il presidente Emmanuel Macron ha confermato che Parigi è pronta a contribuire con missioni di addestramento e supporto logistico, mentre il ministro della Difesa britannico John Healey ha dichiarato che Londra schiererà soldati in Ucraina.
Secondo il capo delle forze armate britanniche Tony Radakin, la missione avrà come priorità la difesa aerea e marittima, oltre al rafforzamento della formazione militare ucraina. Anche Belgio, Lituania ed Estonia hanno espresso disponibilità a fornire contingenti, consolidando il fronte degli alleati favorevoli a un intervento diretto.
Svezia e Lettonia restano indecise
Altri governi, come Svezia e Lettonia, mantengono una posizione di attesa. Riga ha fatto sapere che valuterà un’eventuale partecipazione solo dopo la definizione di un accordo di pace, mentre Stoccolma ha sottolineato la necessità di chiarire la natura della missione, che potrebbe configurarsi come operazione di peacekeeping o di deterrenza.
Italia, Germania e Polonia si sfilano
Sul fronte opposto si collocano i Paesi che hanno già escluso l’invio di truppe. La Germania, tramite il ministro Johann Wadephul, ha ribadito che continuerà a fornire equipaggiamenti e risorse ma non uomini. Stessa linea per la Polonia, che rimane un partner chiave sul piano logistico e nella difesa del fianco orientale della Nato, ma senza intenzione di intervento diretto.
Anche l’Italia conferma prudenza: la premier Giorgia Meloni aveva già escluso a marzo qualsiasi ipotesi di schierare truppe italiane. La posizione è condivisa dall’Ungheria di Viktor Orbán, che continua a opporsi a qualsiasi forma di missione militare in Ucraina.
Con l’Europa divisa sulle modalità di sostegno, la “coalizione dei volenterosi” appare ancora un cantiere aperto. Nel frattempo, cresce l’attesa per i prossimi colloqui internazionali che potrebbero definire il futuro assetto di sicurezza dell’Ucraina.