Con una tabella di marcia fino al 2027 e otto azioni chiave, la Commissione europea dà il via allo sviluppo del mercato dei crediti natura per attrarre investimenti privati nella tutela dell’ambiente. L’obiettivo è colmare il divario tra risorse disponibili e reali necessità finanziarie per la transizione ecologica.
Un piano triennale per creare un mercato green
Secondo la comunicazione approvata, l’Unione europea ha bisogno di 65 miliardi di euro all’anno per finanziare adeguatamente la biodiversità, ben oltre il 10% del bilancio Ue previsto per questo settore entro il 2026-2027. Per affrontare questa sfida, la Commissione ha tracciato un piano con una scadenza al 2027.
Entro il 2024 sarà istituito un gruppo di esperti selezionati dopo il 10 settembre, incaricato di sviluppare i criteri tecnici, le metodologie e il sistema di governance per i mercati dei crediti natura. Parallelamente, verrà avviata un’analisi della domanda e dell’offerta di questi nuovi strumenti ecologici.
Progetti pilota e rimozione del carbonio agricolo
Dal 2025 partirà un progetto pilota comune cofinanziato da fondi europei esistenti, a cui contribuiranno esperienze nazionali già in corso in Francia, Finlandia, Irlanda e Italia. Il sistema prevede la certificazione di attività agricole e forestali sostenibili con effetti positivi sul clima e la biodiversità.
Tra le pratiche incluse: ripristino delle torbiere, piantumazione di alberi, agricoltura e agroforestazione sostenibili, in linea con la futura regolamentazione Ue sui sistemi di certificazione.
Il 2027, anno chiave per il bilancio dei risultati
Nel 2027 la Commissione esaminerà i progressi e valuterà l’eventuale espansione dei crediti natura. L’attenzione sarà rivolta soprattutto a piccoli produttori e piccole e medie imprese, considerati soggetti cruciali per l’implementazione diffusa e capillare di queste politiche.
L’idea dei “crediti natura” era stata lanciata dalla presidente Ursula von der Leyen lo scorso settembre, alla DLD Nature Conference di Monaco. Si tratta di strumenti simili ai crediti di carbonio del sistema ETS, ma non legati alle emissioni di CO₂: il loro valore sarà infatti misurato in termini di incremento reale della biodiversità.