Von der Leyen salva la Commissione, ma la fiducia cala

Ursula von der Leyen

Sui numeri, la partita non è mai stata davvero aperta: Ursula von der Leyen ha ottenuto una nuova fiducia dall’Eurocamera, che ha respinto con 360 voti contrari la mozione di censura promossa dall’estrema destra. Solo 175 i voti favorevoli, 18 gli astenuti. Una vittoria formale, che tuttavia mette in luce crepe profonde nella maggioranza che regge la Commissione.

La presidente, presente a Roma per la Conferenza sulla Ripresa dell’Ucraina organizzata da Giorgia Meloni, ha celebrato il voto parlando di una necessaria forza europea “in tempi imprevedibili”. Ma la forza della sua maggioranza appare ormai più simbolica che reale: dai 401 voti a sostegno nel luglio 2024, si è passati ai 370 di novembre fino ai 360 di oggi.

La strategia di Meloni e le assenze pesanti

Fratelli d’Italia, nonostante le attese, ha deciso di non partecipare al voto, una scelta condivisa con altre delegazioni dei Conservatori. Il messaggio è chiaro: non si concede né un attacco frontale alla Commissione, né un sostegno pieno. La linea è quella di cercare alleanze a geometria variabile, dossier per dossier. Una strategia attendista che però lascia spaccature evidenti nel gruppo dei Conservatori europei, con 44 voti contro von der Leyen e 35 assenti.

Ma è soprattutto nel numero degli assenti che si misura la fragilità della presidente: 553 eurodeputati hanno partecipato alla votazione, su 719 totali. Solo pochi minuti dopo, su un’altra relazione, i presenti sono saliti a 636. Ben 83 deputati hanno scelto di non votare sulla sfiducia, molti dei quali all’interno della sua stessa maggioranza: 34 assenti tra i Socialisti (di cui 3 italiani del Pd), 19 nei Verdi (tra cui tutti gli italiani), 12 nei Liberali, 19 nel Ppe.

Una fiducia a tempo

Anche chi ha sostenuto la presidente lo ha fatto con riserva. Il capodelegazione di Forza Italia, Fulvio Martusciello, ha precisato: “Questo non era un voto su di lei, ma sull’Europa”. I Socialisti si sono schierati contro la censura solo dopo un’intesa sul mantenimento del Fondo Sociale nel prossimo bilancio UE. I Verdi, pur delusi dai passi indietro sul Green Deal, non hanno voluto allinearsi all’estrema destra. I Liberali sono rimasti fedeli. Ma tutti e tre i gruppi parlano di una fiducia condizionata, che avrà il suo vero banco di prova con il discorso sullo Stato dell’Unione di settembre e con il bilancio pluriennale.

Von der Leyen tra necessità e isolamento

Il voto certifica un fatto politico: von der Leyen non può fare a meno del centro-sinistra europeista, anche se spesso scomodo. L’ipotesi di un asse Ppe-sovranisti si è rivelata insufficiente e instabile. Lo ha rimarcato anche la delegazione di Avs in Europa: “La fiducia in von der Leyen cala, ne prenda atto e cambi su clima, armi e sociale”. Per ora la Commissione resta in piedi. Ma la sua presidente, pur salvata dal Parlamento, è più sola e più vulnerabile.