Wang Yi ammette: “La Cina non può permettere che la Russia perda”

PECHINO (CINA) – ESERCITAZIONE MILITARE CONGIUNTA DELL ESERCITO CINESE E DELL ESERCITO DELLA MONGOLIA – SIMULAZIONE DI UNA MISSIONE DI PACE CHE COINVOLGE GLI ESERCITI DI DUE STATI

Un confronto definito “franco, aperto e produttivo” si è presto trasformato in un dialogo teso e carico di sottintesi geopolitici. L’incontro tra Wang Yi, ministro degli Esteri cinese, e Kaja Kallas, nuova Alto Rappresentante per la politica estera dell’Ue, ha fatto emergere con chiarezza la distanza tra Bruxelles e Pechino, proprio mentre si lavora all’organizzazione del vertice bilaterale previsto per fine mese a Pechino.

Tra i tanti temi affrontati — squilibri commerciali, terre rare, diritti umani — è stato il conflitto in Ucraina a far emergere una crepa profonda. Secondo quanto riferito da fonti presenti all’incontro, Wang Yi avrebbe ammesso senza giri di parole che la Cina “non può permettersi che la Russia perda la guerra”. Il motivo? Una sconfitta di Mosca “sposterebbe tutta l’attenzione strategica degli Stati Uniti sull’Indopacifico”, ha detto il ministro.

Kallas: “Non ci può essere cooperazione se la Cina sostiene Mosca”

Colpita dalla dichiarazione, Kaja Kallas ha incalzato l’interlocutore cinese chiedendo conto del sostegno, diretto o indiretto, che Pechino continua a garantire al Cremlino. Secondo Bruxelles, l’80% delle tecnologie dual use che aggirano le sanzioni finiscono nelle mani dell’industria bellica russa passando dalla Cina. Wang Yi ha prima negato con forza, poi ha lasciato cadere una frase che sa di sfida: “Se davvero stessimo aiutando la Russia come dite voi, Mosca avrebbe già vinto”.

Rischio sanzioni su due banche cinesi

Il momento di massima tensione è arrivato con la discussione sull’ipotesi di nuove sanzioni Ue. Nel diciottesimo pacchetto in preparazione, Bruxelles sarebbe pronta a includere due piccole banche cinesi, accusate di aver aggirato le precedenti restrizioni nei confronti di Mosca. Wang Yi, visibilmente contrariato, ha chiesto ripetutamente di non procedere, minacciando ritorsioni in caso contrario.

La portavoce della Commissione europea ha scelto la cautela, ribadendo che “non è stato ancora concordato nulla” e che “il programma del vertice è in fase di finalizzazione”. Ma un dato è certo: il summit, inizialmente previsto su due giorni, è stato ridotto a uno solo, segnale evidente che la relazione strategica tra Bruxelles e Pechino resta più fragile che mai. Il confronto diretto tra i due blocchi si preannuncia tutt’altro che conciliante, con la guerra in Ucraina divenuta l’ago della bilancia globale. E con una Cina sempre più schierata, seppur indirettamente, al fianco della Russia.