Intelligenza Artificiale, un mercato da oltre 500 miliardi di dollari. Per 8 aziende su 10 l’AI è vitale

IA

Il mercato dell’Intelligenza Artificiale vale oggi più di 500 miliardi di dollari con una crescita annua del 20%. A “spingere” sono soprattutto le imprese: ben otto aziende su dieci hanno deciso di investire in AI (nel 2017 era solo il 20%) sfruttando gli oltre 3.300 applicativi in commercio che, grazie proprio all’intelligenza artificiale, consentono di migliorare le performance in più di 50 settori fra cui moda, salute, lutto, religione e ristorazione. Tali dati, raccolti e diffusi dall’Unicusano nella sua ultima infografica, trovano ragion d’essere nell’utente finale affamato di intelligenza artificiale: secondo l’Unicusano, infatti, l’80% dei cybernauti ci interagisce ogni giorno mentre più di un miliardo di persone nel mondo la utilizza quotidianamente, spesso senza una piena consapevolezza. Per l’Unicusano l’intelligenza artificiale ha superato la soglia dell’invisibilità, diventando parte integrante della nostra quotidianità. Se da un lato siamo ormai abituati a interagire con chatbot, assistenti virtuali e algoritmi di raccomandazione, dall’altro esistono contesti meno noti in cui l’AI sta rivoluzionando pratiche millenarie, ruoli umani e persino riti sacri. Per questo, volendo andare oltre le statistiche economiche e tecnologiche, è interessante osservare dove e come l’AI agisce in modo inatteso. Tra moda, cucina, lutto e spiritualità, le applicazioni più insolite dell’intelligenza artificiale sollevano interrogativi importanti e spunti di riflessione interdisciplinari a cui l’Unicusano con il suo studio vuole dare voce.


L’AI sulle passerelle e nei guardaroba

Nel settore moda, il 35% dei brand utilizza già l’intelligenza artificiale per la creazione di collezioni e per il design di capi generativi. Software di machine learning analizzano trend, tessuti e silhouette per produrre in autonomia outfit innovativi. Alcune sfilate sperimentali hanno visto modelli virtuali indossare abiti progettati interamente da algoritmi. Non si tratta solo di creatività, ma anche di sostenibilità: le previsioni AI aiutano a ridurre gli sprechi, ottimizzando la produzione. Nel 2025 il valore di mercato dell’AI nel settore moda è stimato a 3,14 miliardi di dollari, segnando un +40 rispetto all’anno precedente. Un dato che è anche frutto della scelta strategica, sempre più condivisa, di ricorrere all’AI per creare collezioni: ne è convinto non solo il 35% degli atelier, ma anche il 50% degli stilisti. Tanto che, secondo l’Unicusano, ogni giorno 200 capi d’abbigliamento vengono generati proprio dall’intelligenza artificiale.

Salute mentale e benessere: quando a rispondere è un algoritmo

La diffusione dei chatbot terapeutici è cresciuta del 42% in un solo anno, rendendo l’AI uno strumento sempre più presente nei percorsi di supporto psicologico. App e coach virtuali offrono assistenza 24/7, basandosi su elaborazione del linguaggio naturale e analisi emotiva. In contesti dove lo stigma o l’accessibilità limitano la possibilità di rivolgersi a uno psicologo, questi strumenti rappresentano una prima risposta, pur con importanti limiti etici. L’infografica di Unicusano evidenzia come il mercato dei chatbot per la salute mentale e la terapia è passata da 1,49 miliardi di dollari nel 2024 a 2,01 miliardi nel 2025 con una crescita del +35,2%. In cinque anni il suo valore supererà i 5 miliardi di dollari segnando una crescita media annua del 24%. Il 31% degli Under 35, secondo i dati raccolti da Unicusano, ha parlato almeno una volta con un assistente terapeutico AI mentre il 59% dei giovani ricorre all’intelligenza artificiale per gestire ansia e stress. Così non deve stupire se in Italia, per esempio, un terapeuta su tre integra l’IA nei protocolli (Ipsico). Perciò, secondo le previsioni dell’ateneo telematico, entro il 2030 il 70% delle diagnosi sarà AI-assisted.


Tra vita e morte: l’AI nell’elaborazione del lutto

Dal 2020 al 2024 l’uso di chatbot e ologrammi funebri è passato dallo 0,5% al 10% nei funerali. Oggi, in alcuni Paesi, è possibile “interagire” con un defunto attraverso una replica generata da AI della sua voce e dei suoi gesti. Questo solleva delicate questioni legate all’identità, alla memoria e al consenso post-mortem. Non mancano di certo le curiosità: se in Giappone una startup ha lanciato un “pacchetto lutto” dove si riceve una chiamata settimanale da un parente defunto, in Corea del Sud un’azienda ricorre all’AI e alla realtà virtuale per ricostruire l’immagine dei defunti consentendo così un “ultimo incontro” ai parenti. Ma non solo, perché oggi le AI vengono utilizzare per scrivere discorsi funebri, scegliere la musica e inviare messaggi programmati post mortem. Esiste poi un software, “Rememory”, in grado di simulare voce e movenze dei defunti.


Spiritualità e fede nell’era digitale

Anche la religione è toccata dall’innovazione. Dal 2017 a oggi, oltre 20 località nel mondo (soprattutto in Asia) hanno introdotto robot-preti e liturgie supportate da AI. Figure come Mindar o BlessU-2 guidano cerimonie, offrono riflessioni spirituali e rispondono a domande esistenziali, sfumando il confine tra umano e artificiale. Secondo la ricerca di Unicusano, il 48% degli utenti è favorevole a pratiche spirituali AI-guidate tanto che, per esempio, il 28% dei giovani credenti ha usato un’AI per ricevere consigli spirituali.


Dalla spiaggia alla cucina, passando per l’hotel

Nel 2025, sono almeno 15 le spiagge italiane dotate di bagnini AI (nel 2023 erano appena cinque): robot in grado di rilevare incidenti in mare in meno di 3 secondi e di monitorare onde, meduse e vento, riducendo del 25% gli episodi non rilevati. L’IA in questo contesto è così preziosa che, secondo l’infografica Unicusano, nel 2025 oltre il 20% dei salvataggi in mare è stato gestito da AI o droni autonomi senza un intervento umano diretto. In ambito ristorazione, l’adozione di AI è raddoppiata dal 2020 al 2024: prenotazioni, ordini e gestione del servizio sono spesso interamente automatizzati, con il primo ristorante completamente AI-driven aperto nel 2024. In Italia una cucina su cinque è AI-based. Anche nel settore alberghiero l’impatto è evidente: il 76%dei brand pianifica investimenti in intelligenza artificiale e il 50% l’ha già implementata per ottimizzare check-in, pulizie e customer experience.

Serve consapevolezza, non solo competenza tecnica

Nonostante l’adozione crescente, solo il 16% dei laureati italiani ha ricevuto una formazione adeguata all’uso consapevole dell’intelligenza artificiale. Il 64% degli studenti non distingue ancora tra AI “debole” e “forte”. Per questo, l’Università Niccolò Cusano promuove una formazione trasversale: dai master in Intelligenza Artificiale e Blockchain ai corsi di diritto digitale, fino ai moduli tecnici nelle lauree magistrali in ingegneria. Capire l’AI oggi significa interpretare il futuro, e guidarlo con coscienza.