Quando la medicina incontra l’intelligenza artificiale: intervista al prof Ludovico Abenavoli

Intelligenza Artificiale

La medicina sta vivendo una rivoluzione silenziosa ma profonda. Accanto a medici e ricercatori, oggi lavorano anche reti neurali e algoritmi di intelligenza artificiale capaci di analizzare miliardi di dati, riconoscere schemi invisibili all’occhio umano e suggerire terapie personalizzate. È la nuova frontiera della medicina digitale, un campo che unisce biologia, informatica e tecnologia per curarci in modo sempre più preciso e predittivo. Ne parliamo con il professor Ludovico Abenavoli, docente universitario ed esperto di innovazione sanitaria.

L’intervista al Professor Ludovico Abenavoli, Direttore della Scuola di Specializzazione in Malattie dell’Apparato Digerente dell’Università Magna Græcia di Catanzaro.

prof Ludovico Abenavoli
  1. Professore, cosa si intende esattamente quando si parla di “medicina digitale”?

È l’incontro tra la medicina tradizionale e il mondo dei dati. Significa utilizzare strumenti digitali, sensori, algoritmi e intelligenza artificiale per migliorare diagnosi, prevenzione e cure. La medicina digitale non sostituisce il medico, ma ne integra la sua opera aiutandolo a prendere decisioni più informate e ad offrire terapie più mirate alle esigenze di ogni singolo paziente.

  • 2. In molti ospedali italiani l’intelligenza artificiale è già in uso. Perché è importante questo passaggio?

La rivoluzione digitale che stiamo vivendo anche in ambito sanitario, consente di lavorare meglio e più velocemente. Gli algoritmi analizzano enormi quantità di informazioni cliniche, individuano errori o anomalie e permettono ai medici di concentrarsi su ciò che conta davvero e cioè la persona. È un cambiamento epocale che migliora la qualità delle cure e tende ad ottimizzare le risorse del sistema sanitario.

  • 3. In che modo l’intelligenza artificiale sta cambiando la pratica medica quotidiana?

Sta entrando in molte fasi del nostro lavoro. Dalla lettura automatica delle immagini radiologiche, all’analisi dei parametri vitali, fino al supporto nella scelta terapeutica. In pratica, l’intelligenza artificiale diventa un assistente virtuale che elabora dati e propone ipotesi, ma la decisione finale è e resta sempre del medico.

  • 4. Quali sono oggi le applicazioni più efficaci dell’intelligenza artificiale in medicina?

Le più consolidate sono in radiologia, dermatologia, cardiologia e gastroenterologia. Oggi un software può individuare lesioni o anomalie invisibili ad occhio nudo, segnalare precocemente una lesione sospetta o aiutare nella pianificazione di una terapia. Anche nella ricerca farmacologica e nella medicina preventiva l’intelligenza artificiale sta dando risultati straordinari. Per esemopio è di pochi giorni fà la notizia della prima gravidanza al mondo ottenuta proprio grazie al support dell’intelligenza artificiale.

  • 5. C’è chi teme che le macchine possano sostituire i medici. È un rischio reale?

Non credo che la figura del medico possa essere sostiuita. L’intelligenza artificiale può calcolare, ma non può comprendere. Non conosce l’emozione, la storia o la complessità di un paziente. La medicina è fatta anche di empatia, ascolto ed intuizione, qualità che nessun algoritmo potrà replicare. Il futuro non sarà “macchine contro medici”, ma “macchine con i medici”.

  • 6. La medicina digitale promette più precisione e velocità. Ma la sicurezza dei dati?

Questa è una sfida cruciale. I dati sanitari devono essere protetti come un bene prezioso. Servono sistemi informatici sicuri, regole chiare e trasparenza nell’uso delle informazioni. La fiducia dei pazienti si conquista solo garantendo loro riservatezza e correttezza.

  • 7. L’intelligenza artificiale può aumentare le disuguaglianze sanitarie?

Se non gestita bene, sì. Le tecnologie avanzate rischiano di restare concentrate dove ci sono risorse. È necessario investire anche nei territori più fragili, formare gli operatori e garantire infrastrutture adeguate. La medicina digitale deve essere democratica, accessibile a tutti, non un privilegio per pochi.

  • 8. Come stanno reagendo i medici a questa rivoluzione digitale?

A livello nazionale e internazionale c’è curiosità, ma anche un po’ di timore. Tuttavia nella comunità medico-scientifica si percepisce un interesse sempre crescente e voglia di aggiornamento. Ribadisco che l’intelligenza artificiale non toglie spazio al medico, lo libera da compiti ripetitivi e gli restituisce tempo per il rapporto umano con il paziente.

  • 9. Quali competenze dovrà avere il medico del futuro?

Il medico del future dovrà essere capace di leggere i dati, comprendere il funzionamento degli algoritmi e valutare criticamente i risultati. Servirà una formazione che unisca scienza, tecnologia ed etica. Il medico del futuro sarà sempre un clinico, ma anche un “interprete intelligente” di dati.

10. Un consiglio ai pazienti: come fidarsi della medicina digitale senza perdere il contatto umano?

Ricordate che dietro ogni tecnologia c’è sempre una persona. L’intelligenza artificiale non sostituisce il medico, lo supporta per offrirvi cure migliori. La fiducia nasce dal dialogo. Quindi rimane centrale l’atto della visita medica, per porre domande, chiedere spiegazioni e mantenere quel rapporto umano che resta il cuore della medicina.

di Bruno Battista