Trapianto di fegato da donatore vivente eseguito interamente da robot: primato europeo a Modena

È il primo trapianto di fegato da donatore vivente eseguito completamente da un robot in Europa. A realizzarlo, lo scorso giugno al Policlinico di Modena, è stata l’équipe guidata dal professor Fabrizio Di Benedetto, direttore della Chirurgia oncologica, epatobiliopancreatica e dei trapianti di fegato. Un primato continentale che consacra Modena tra i centri di eccellenza nella chirurgia robotica dei trapianti, con volumi al top tra i Paesi occidentali.

Trapianto robot, la tecnologia come alleata

A rendere ancora più simbolico l’intervento, i due protagonisti: un paziente di 51 anni malato di tumore al fegato e il suo amico compatibile, che ha scelto di donargli parte del proprio fegato. Non erano consanguinei, ma uniti da un legame profondo. A convincerli a scegliere Modena, anche la tecnologia robotica Da Vinci, che ha reso l’intervento sul donatore minimamente invasivo, riducendo i tempi di degenza e i rischi post-operatori.

«Abbiamo aspettato qualche mese prima di parlarne, per confermare che i risultati fossero davvero ottimali. Ora possiamo dirlo senza esitazioni», ha spiegato Di Benedetto, illustrando oggi l’intervento nella sede della Regione Emilia-Romagna.

Il robot ha permesso di effettuare l’intervento al donatore tramite incisioni sovra-pubiche di appena 8 millimetri, praticamente indolori. Il paziente è stato dimesso dopo soli tre giorni.

Modena all’avanguardia: una scelta di sistema

Secondo il direttore dell’Ausl modenese, Luca Baldino, l’intervento segna «una nuova frontiera dove un’altissima tecnologia si unisce ad altissime competenze». Per l’assessore regionale alla Sanità, Massimo Fabi, è il segno di una strategia vincente: «Modena è oggi l’unico centro in Italia dove è possibile un trapianto da donatore vivente anche con tecnica classica».

Il presidente della Regione, Michele de Pascale, ha rivendicato le scelte di pianificazione sanitaria che hanno portato alla creazione di un polo di eccellenza unico: «È strategicamente importante investire e difendere il sistema pubblico. Abbiamo scelto di non duplicare il centro, ma di concentrarvi le risorse. Una scelta coraggiosa, che funziona».

De Pascale ha anche lanciato un appello a non politicizzare la programmazione sanitaria: «Ogni volta che si chiude un centro per concentrarne le risorse altrove scoppia una rivoluzione. Ma un partito non dovrebbe avere un’opinione su quanti centri trapianti servono in una regione. Vanno ascoltati i professionisti».

Un futuro già iniziato

Il progetto modenese non si ferma qui. Il trapianto robotico da donatore vivente è solo la prima tappa di una rivoluzione che potrebbe estendersi ad altre specialità. Per Di Benedetto, il messaggio è chiaro: «Il nostro obiettivo è rendere queste tecniche sempre più accessibili, replicabili e scalabili. Questo è il futuro della chirurgia, e noi ci siamo».