“La relazione del Civ dell’Inps sul rendiconto generale dell’Istituto, relativo al 2024, sollecita alcune prime importanti osservazioni
Il fatto che i contributi crescano poco, meno dell’inflazione, ci fa capire come, al di là dei proclami del governo, sul buon andamento del mercato del lavoro, quello che si sta generando è un lavoro povero e discontinuo. Emerge con chiarezza che non sarà il regime di calcolo contributivo, in sé, a compromettere il livello delle pensioni future, come ci dicono ogni giorno, ma la debolezza salariale di grandi masse di lavoratori. Questo ci conferma l’importanza di continuare a combattere per l’introduzione di un salario minimo per legge.
La scarsa dinamica delle entrate contributive è favorita dalla forte propensione condonizia di questo governo, che scarica sul bilancio dell’Inps oneri futuri. I crediti per contributi sono pari, a fine 2024 a 119 mld, con una riduzione di 15,4 mld rispetto ai 127 mld dell’anno precedente. Una riduzione dovuta, in larga parte, proprio alle operazioni di annullamento dei debiti previste dalle norme del governo Meloni.
Al di là delle dichiarazioni che abbiamo sentito anche solo ieri di un governo che si presenta come sostenitore delle famiglie fragili emerge poi, in tutta la sua crudezza, un taglio delle spese a favore dei poveri di 2 miliardi, che portano a meno 3.3 miliardi il conto dei tagli del biennio. Un modo riprovevole di fare cassa”.
Così in una nota Maria Cecilia Guerra, responsabile Lavoro nella segreteria nazionale del PD.