«La pronuncia della Corte di Cassazione rappresenta un passaggio fondamentale nella battaglia culturale e giuridica per il pieno riconoscimento della violenza sessuale come atto che, per sua natura, può annientare la capacità di reazione della vittima. Avere oggi il conforto di questa autorevole interpretazione giurisprudenziale della Suprema Corte, secondo cui il tempo impiegato da una donna per manifestare il proprio dissenso è irrilevante, significa affermare un principio di civiltà: la violenza non si misura con il cronometro, ma con il trauma che produce. Troppo spesso le vittime vengono giudicate più per come reagiscono che per ciò che subiscono. È ora di superare stereotipi dannosi che scaricano sulla donna il peso della prova, alimentando la cultura del sospetto anziché quella del rispetto e della protezione. Siamo al fianco delle iniziative parlamentari che mettono al centro il consenso come cruciale nella relazione e continueremo a lavorare, nelle istituzioni e nel Paese, perché ogni donna sia creduta, tutelata e libera di vivere senza paura».
Così in una nota Roberta Mori, portavoce nazionale della Conferenza delle Donne Democratiche.