Foreste e CO₂: Etifor lancia l’allarme su emissioni

foresta

In occasione della Giornata Mondiale dell’Ambiente del 5 giugno, Etifor – spin-off accademico dell’Università di Padova e B Corp impegnata nella consulenza ambientale – lancia un segnale d’allerta che non può passare inosservato: “Esistono foreste che emettono più anidride carbonica di quanta ne sequestrino. Incendi, degrado forestale, eventi estremi, epidemie di insetti e aumento delle temperature sono le principali cause di un fenomeno che, se non monitorato correttamente e in assenza di interventi concreti di gestione della risorsa forestale esistente, potrebbe espandersi”.

Canada e Europa, segnali inequivocabili

Secondo Etifor, uno degli esempi più emblematici di questo trend preoccupante arriva dal Nord America. “Il caso più eclatante è il Canada – spiega Etifor – che, con i suoi 361 milioni di ettari di foreste, dovrebbe svolgere un ruolo cruciale nella lotta alla crisi climatica in qualità di ‘C sink’: qui, secondo i dati del governo, 225 milioni di ettari di foreste soggette ad azione umana hanno invertito negli ultimi vent’anni la tendenza di stoccaggio, passando da un assorbimento medio annuo di 30,5 milioni di tonnellate di CO2 a emissioni medie di 131,2 milioni di tonnellate”.

A determinare questo ribaltamento sono stati principalmente gli incendi, che nel solo 2023 hanno devastato circa 15 milioni di ettari di boschi canadesi, e l’aumento degli attacchi di insetti favoriti dal riscaldamento globale. “Contestualmente, lo stress legato ai cambiamenti climatici e ad eventi estremi ha favorito l’aumento esponenziale di attacchi di insetti: in British Columbia, tra il 2000 e il 2020, epidemie del coleottero scolitide del pino (Dendroctonus ponderosae) hanno colpito e danneggiato oltre 20 milioni di ettari di foreste”, evidenzia Etifor.

La situazione non è migliore in Europa, dove alcune delle foreste più estese e meglio gestite iniziano a mostrare segni di cedimento. “È invece la Finlandia a manifestare segnali di cedimento: secondo l’Istituto Finlandese per le Risorse Naturali (Luke), l’assorbimento di anidride carbonica da parte delle foreste finlandesi è diminuito con un andamento costante nel tempo e nel 2021 il bilancio del carbonio è diventato negativo”. Un trend guidato da una maggiore pressione sul patrimonio forestale – prelievi di legname più intensi – e da effetti indiretti del clima, come la decomposizione accelerata della lettiera.

In Estonia, lo stesso calo è iniziato nel 2020, mentre la Germania sta registrando un impoverimento dello stock forestale di carbonio iniziato nel 2017, con una perdita cumulata di oltre 41 milioni di tonnellate.

Le foreste tropicali: serbatoi che perdono

Nei paesi tropicali, le cose non vanno meglio. Le aree colpite da deforestazione o degrado – spesso dovuto ad attività umane – diventano vere e proprie fonti di carbonio. “Le cose non vanno meglio nei paesi tropicali, dove le aree deforestate o degradate dall’azione umana e da fattori naturali sono emettitrici nette di carbonio – rimarca lo studio – Nel complesso, mettendo assieme i dati e i bilanci delle emissioni su scala mondiale, le foreste, pur continuando ad avere un ruolo importante nel sequestro dell’anidride carbonica, si configurano sempre più come una fonte crescente di emissioni nette”.

Uno scenario che rischia di peggiorare ulteriormente nei prossimi decenni. “In prospettiva, in mancanza di misure in grado di produrre inversioni di rotta, le cose non sembrano essere destinate a migliorare. Ad esempio, secondo uno studio del ministero dell’Agricoltura e delle Foreste degli Stati Uniti pubblicato nel 2023, le foreste statunitensi cominceranno a diminuire la loro capacità di fissazione del carbonio nel volgere di pochi anni e potrebbero diventare una fonte rilevante di emissioni a partire dal 2070. I cambiamenti in corso sono estremamente veloci, spesso più della capacità umana di prenderne atto e reagire”, afferma Mauro Masiero, direttore scientifico di Etifor.

Italia: un’anomalia positiva, ma da verificare

In Italia, i dati forniti da ISPRA nel National Inventory Document 2025 mostrano una realtà in apparente controtendenza: “le foreste italiane assorbono il 14% delle emissioni totali di CO2 del Paese, al netto delle perdite per incendi, attacchi di insetti, prelievi legnosi e mortalità naturale. Dato che è più che raddoppiato rispetto alle stime pubblicate nel 2022 nella precedente versione dello stesso rapporto”. Questo risultato è legato a un aggiornamento delle metodologie di calcolo e a nuovi strumenti come la Carta Forestale Nazionale 2024 e il sistema informativo Sinfor.

Tuttavia, la prudenza è d’obbligo. “Se da un lato questa migliorata base informativa costituisce un elemento positivo, dall’altro il dato in controtendenza rispetto a quanto osservato in molti altri contesti internazionali autorevoli stimola riflessioni e richiederebbe una verifica… Ora, con temperature medie salite di 1,48°, le foreste da opportunità rischiano di diventare parte del problema e devono essere gestite con maggiore cura e attenzione per non aggravare i bilanci di gas a effetto serra. È per questo che un rewilding totalmente passivo è molto pericoloso e il ripristino della natura non si identifica con l’abbandono bensì con la gestione forestale”, aggiunge Davide Pettenella, Senior Policy Advisor di Etifor.

Intervenire ora: gestione, biodiversità e governance

Il messaggio di Etifor è chiaro: serve una cura attiva del patrimonio forestale. “Prendersi cura delle foreste significa favorire la loro diversità, complessità e resilienza, attraverso interventi gestionali da definire caso per caso e che possono, all’occorrenza, anche prevedere il supporto alla rinnovazione spontanea tramite la migrazione assistita, l’aumento della biodiversità con enrichment planting e interventi che favoriscano la diffusione di specie autoctone resistenti alla siccità, agli incendi, agli insetti e agli schianti da vento”.

Non solo. La diversificazione degli ecosistemi e l’integrazione tra foreste, zone umide e praterie può rendere il paesaggio più resiliente, riducendo i rischi climatici e offrendo nuove opportunità economiche per le comunità locali. L’uso sostenibile del legno, specie in edilizia, rappresenta inoltre un modo efficace di stoccare carbonio fuori dalle foreste.

“Occorre, ad esempio, favorire meccanismi di collaborazione tra pubblico e privato e incoraggiare forme aggregative tra proprietari per assicurare strategie e scelte gestionali efficaci, volte ad assicurare una gestione multifunzionale dei boschi”, conclude Etifor.