Quando non si cambierà più l’ora legale: la situazione in Europa e le prospettive future

Da anni, ogni volta che si spostano le lancette, la domanda torna puntuale: quando non si cambierà più l’ora legale? Il dibattito sull’abolizione del doppio orario – ora solare in inverno (nel 2025, nella notte fra il 25 e il 26 ottobre) e ora legale in estate – continua a dividere governi, esperti e cittadini. Nonostante una proposta ufficiale della Commissione Europea risalga al 2018, la decisione finale non è mai stata approvata, e così l’Europa continua, anno dopo anno, a spostare le lancette avanti e indietro due volte l’anno. Ecco qual è la situazione attuale, cosa prevede la normativa europea e perché, ancora oggi, non si è deciso quando smetteremo di cambiare l’ora.

Il progetto europeo per abolire il cambio dell’ora

Tutto è iniziato nel 2018, quando la Commissione Europea propose di abolire il cambio stagionale dell’ora dopo un sondaggio che raccolse oltre 4,6 milioni di risposte, di cui l’84% favorevole alla sua eliminazione. L’idea era semplice: ogni Stato membro avrebbe dovuto scegliere se mantenere l’ora legale o quella solare in modo permanente.

Il Parlamento europeo approvò la proposta nel 2019, fissando il termine per l’adozione al 2021. Tuttavia, la pandemia e le difficoltà di coordinamento tra Paesi hanno bloccato l’iter legislativo. Oggi la questione è ancora ferma in sede di Consiglio dell’Unione Europea, dove non è stato raggiunto un accordo politico condiviso.

Perché l’ora legale non è stata ancora abolita

Il principale ostacolo è la mancanza di uniformità tra i Paesi membri. Alcuni, come Italia, Francia e Spagna, preferirebbero mantenere l’ora legale permanente, per avere più luce naturale la sera e ridurre i consumi energetici. Altri, come Finlandia e Polonia, spingono per l’ora solare tutto l’anno, ritenendola più coerente con i ritmi biologici e con la posizione geografica. La Commissione teme che, in assenza di un coordinamento comune, si crei un mosaico di orari diversi tra Stati confinanti, con gravi conseguenze per trasporti, commercio e comunicazioni. Per questo motivo, la riforma è stata rinviata a tempo indeterminato, in attesa di un’intesa a livello europeo.

L’Italia: favorevole a mantenere l’ora legale

L’Italia, secondo la posizione ufficiale espressa dal Ministero dello Sviluppo Economico e dal MEF, è favorevole a mantenere il sistema attuale, con alternanza tra ora solare e ora legale. Tuttavia, in più occasioni, esponenti del governo e istituzioni scientifiche hanno sottolineato i benefici dell’ora legale permanente, soprattutto in termini di:

  • risparmio energetico (stimato in circa 190 milioni di kWh all’anno secondo Terna),
  • riduzione delle emissioni di CO₂,
  • maggior benessere psicologico legato alla luce serale.

I vantaggi e gli svantaggi del cambio dell’ora

Fra i vantaggi, più ore di luce la sera durante la bella stagione; riduzione (anche se minima) dei consumi energetici; migliore sfruttamento della luce naturale per attività all’aperto. Fra gli svantaggi disturbi del sonno e dell’umore nei giorni successivi al cambio; confusione e disagi in trasporti e sistemi informatici; benefici energetici ormai quasi nulli, secondo le analisi più recenti.

Quando non si cambierà più l’ora legale

La domanda resta aperta: quando non si cambierà più l’ora legale? Ad oggi, non esiste una data ufficiale, e il sistema del doppio cambio resterà in vigore almeno fino al 2026, in assenza di una nuova direttiva europea. Il Parlamento UE dovrà infatti riaprire il dossier e coordinare la posizione dei singoli Stati, cosa che, al momento, non è all’ordine del giorno. Fino a quel momento, dunque, continueremo a spostare avanti le lancette a marzo (ora legale) e spostarle indietro a ottobre (ora solare). Un’abitudine che, per ora, resiste più per inerzia burocratica che per reale necessità.

Cosa succederà nei prossimi anni

Nel frattempo, il tema resta sul tavolo di Bruxelles. Le ipotesi più accreditate prevedono:

  1. Mantenimento dello status quo fino al 2026, con revisione periodica.
  2. Adozione facoltativa dell’orario permanente, ma solo se almeno la maggioranza degli Stati sceglie la stessa opzione.
  3. Possibile armonizzazione per macro-aree geografiche (Europa centrale, Scandinavia, area mediterranea) per evitare disallineamenti interni.

Nonostante le incertezze, la tendenza globale va verso la stabilizzazione dell’orario: Paesi come Russia, Turchia e Islanda hanno già abolito il cambio stagionale da anni.