Alla ricerca dell’Effetto Giorgia in Calabria: la premier mobilita il partito in vista delle Regionali, il centrodestra testa la sua tenuta nel Sud

Giorgia Meloni

La Calabria torna laboratorio politico del centrodestra. Alla vigilia delle elezioni regionali del 5 e 6 ottobre, la sfida non è soltanto tra due schieramenti, ma anche dentro la coalizione che guida il Paese: Fratelli d’Italia punta a trasformare la popolarità della premier in consenso reale e radicato, mentre Forza Italia difende la gestione di governo locale e la Lega prova a recuperare spazi.
Sul tavolo non c’è solo la riconferma del presidente Roberto Occhiuto, ma la misurazione di un equilibrio nazionale che, nel Sud, resta in continua evoluzione.

L’“Effetto Giorgia”, formula ormai d’uso comune tra analisti e osservatori, è l’elemento che tiene insieme la strategia. La premier Meloni arriverà a Lamezia Terme il 30 settembre per la chiusura della campagna elettorale, in un evento che vedrà sul palco anche Matteo Salvini, Antonio Tajani e Maurizio Lupi. Una foto di coalizione compatta, destinata però a essere letta anche in chiave interna.
Nei giorni successivi, il 2 ottobre, sarà la volta del ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, impegnato a Soverato, seguito da Arianna Meloni – responsabile della segreteria politica nazionale di FdI – attesa il 3 ottobre a Vibo Valentia e Catanzaro. Ad aprire la strada è stato il vice ministro agli Esteri Edmondo Cirielli, che a Catanzaro Lido ha incontrato amministratori e militanti.

Un calendario serrato, costruito per imprimere ritmo e presidiare tutti i territori. L’obiettivo è duplice: mostrare una presenza diffusa e, al tempo stesso, consolidare un partito che nel Mezzogiorno è cresciuto in consenso ma deve ancora strutturarsi in modo omogeneo.
Nel quartier generale di Fratelli d’Italia si parla di una “campagna organizzativa”, più che mediatica: costruire circoli, formare nuovi amministratori, individuare figure credibili che sappiano trasformare la forza del messaggio nazionale in competenza locale.

La Calabria, in questa prospettiva, rappresenta un banco di prova cruciale. Regione complessa, attraversata da fragilità strutturali e da un astensionismo cronico, è anche una delle aree dove la percezione del governo centrale si misura più direttamente sui risultati concreti: tempi della sanità, infrastrutture carenti, spesa dei fondi PNRR, lavoro giovanile, gestione del territorio e della ZES unica.
Fratelli d’Italia ha scelto di legare la presenza dei propri ministri a questi dossier, non solo per fare propaganda ma per ribadire la connessione tra Roma e il territorio. “Le risposte si danno con i progetti, non con gli slogan”, è il mantra che circola tra i coordinatori locali.

Forza Italia, dal canto suo, difende il lavoro del presidente Occhiuto, rivendicando i progressi nella gestione sanitaria e nella riorganizzazione dei servizi pubblici. La Lega concentra la sua attenzione sulle infrastrutture, sulla sicurezza e sulla valorizzazione delle aree interne, temi che da sempre costituiscono il proprio terreno politico.
Nessuno, tuttavia, nasconde che all’interno del centrodestra la sfida riguardi anche il futuro assetto della coalizione: la forza di Fratelli d’Italia a livello nazionale, e la leadership di Meloni, spingono verso una ridefinizione degli equilibri regionali.

L’investimento politico della premier in Calabria, quindi, va oltre il singolo appuntamento elettorale. È un messaggio a tutto il Mezzogiorno, e in particolare alle regioni che nei prossimi mesi torneranno al voto, come la Campania e la Puglia.
Il Sud rimane il banco di prova della capacità di governo della coalizione: è qui che si misurano l’efficienza amministrativa, la tenuta del consenso e la credibilità di una classe dirigente che vuole superare l’immagine di “governo del Nord”.

Dal punto di vista comunicativo, la campagna calabrese ha scelto toni sobri. Niente annunci roboanti, ma schede tecniche, progetti e numeri: si parla di fondi europei, di bonifiche ambientali, di portualità strategica e di attrazione degli investimenti.
Il messaggio è chiaro: l’Effetto Giorgia non è solo una questione di immagine, ma un metodo di lavoro fondato su responsabilità, disciplina e risultati verificabili.

Dietro la sobrietà c’è però anche una consapevolezza: la popolarità della premier non può bastare da sola. Serve un radicamento territoriale forte, capace di resistere nel tempo. È per questo che Fratelli d’Italia ha moltiplicato le iniziative locali, aprendo sedi, formando gruppi consiliari e rafforzando la rete dei giovani amministratori.
La scommessa è far coincidere il consenso “emotivo” con quello organizzativo, in una regione dove la disaffezione politica resta altissima.

I prossimi giorni diranno se la strategia avrà funzionato. Un buon risultato di FdI e della coalizione consoliderebbe il profilo del governo e darebbe a Meloni un ulteriore argomento di forza anche nei rapporti con gli alleati. Al contrario, un segnale debole aprirebbe interrogativi sulla capacità di tradurre la leadership nazionale in consenso locale.
In entrambi i casi, la Calabria diventa un test politico e simbolico: misurerà non solo la tenuta del centrodestra, ma anche la maturità del partito della premier nel gestire la fase post-consenso.

L’attenzione resta alta anche a Bruxelles e nelle cancellerie europee, dove Meloni continua a essere osservata come un caso politico atipico: una leader che mantiene salda la maggioranza interna e gode di una popolarità personale che resiste all’usura del potere. Ma la politica, si sa, si misura sui risultati concreti. E in Calabria la prova del nove è già iniziata.