Meloni attacca sull’odio politico, Schlein risponde sul salario minimo

Giorgia Meloni – Elly Schlein

La Premier Meloni torna ad Ancona insieme agli alleati di governo per sostenere la ricandidatura di Francesco Acquaroli, governatore delle Marche. Sul palco, per la prima volta dopo mesi, sfilano tutti i leader del centrodestra, compatti in vista del primo test elettorale dell’autunno, previsto per il 28 e 29 settembre.

L’evento diventa subito un’occasione per lanciare messaggi politici forti, soprattutto sulla giustizia — a ridosso del terzo voto sulla riforma costituzionale — e sul clima di tensione che circonda il dibattito pubblico. Meloni, accolta dagli applausi, si concentra in particolare sulla questione dell’odio politico.

“Nessuno in Italia è oggetto di un discorso di odio come la sottoscritta e difficilmente mi posso odiare da sola”, afferma la premier, visibilmente decisa a mettere al centro della campagna anche il clima di attacchi personali.

Poi replica direttamente alla segretaria del Partito Democratico, che l’aveva invitata a riferire in Parlamento. “Guarda Elly, se vuoi che te li faccio ci mettiamo mezza giornata”, risponde, senza giri di parole.

La risposta di Elly Schlein

A pochi chilometri di distanza, a Pesaro, anche Elly Schlein è impegnata nella campagna elettorale per le Marche, dove sostiene Matteo Ricci, candidato del centrosinistra. Il botta e risposta non tarda ad arrivare.

“Ci vuole del coraggio a non fare il salario minimo con 4 milioni di persone in difficoltà. Meloni si vergogni”, attacca la leader dem, che rilancia la proposta di legge bloccata dalla maggioranza. E promette: “La batteremo alle prossime elezioni e la prima cosa che faremo sarà il salario minimo perché sotto i 9 euro è sfruttamento”.

La posizione di Tajani

Alla posizione netta di Antonio Tajani, che aveva bollato il salario minimo come “una misura stalinista”, Schlein replica con sarcasmo: “Bisogna dirgli che in Germania lo ha approvato la Merkel che è nel suo partito” in Europa.

Giuseppe Conte, presidente del Movimento 5 Stelle

Le parole di Conte, Salvini e Lupi

Ma la polemica politica non si ferma. Meloni lancia una stoccata anche a Giuseppe Conte: “Conte Mascetti sarebbe fiero” — alludendo al personaggio comico interpretato da Ugo Tognazzi —. Il leader M5S non resta in silenzio: “Giorgia, di te sarebbe fiera Vanna Marchi”, replica.

Sul palco del centrodestra si alternano anche voci critiche verso le misure bandiera dell’opposizione. Maurizio Lupi chiude ogni spiraglio sul salario minimo: “Ci vuole un salario giusto”, mentre il no al ripristino del reddito di cittadinanza resta una linea condivisa.

Antonio Tajani ribadisce la priorità di Forza Italia: “La difesa del ceto medio è la priorità di tutti noi”. Matteo Salvini, invece, punta il dito contro le banche e i loro extraprofitti, ma evita confronti diretti. Si sofferma invece sulla cronaca americana, chiedendo un minuto di silenzio per Charlie Kirk, influencer conservatore ucciso pochi giorni fa. Poi chiude con un appello accorato: “Voglio chiudere con un applauso per tutte le vittime del sangue, della rabbia, dell’odio e della cattiveria nel mondo”.

Meloni torna sul tema dell’odio politico, citando un episodio avvenuto poche ore prima: “Oggi un consigliere comunale di Genova, credo del Pd, ha detto alla capogruppo di FdI: ‘Vi abbiamo appeso a testa in giù già una volta’”. Poi l’invito alla moderazione: “Calmiamoci, riportiamo un dibattito dove deve stare”.

Infine, la premier si esprime con fermezza sul conflitto in Medio Oriente, con parole più nette rispetto a quelle ascoltate finora dai vertici italiani nelle sedi internazionali. “La reazione di Israele è decisamente sproporzionata, un quadro che non può che peggiorare con l’occupazione di Gaza City, una scelta che l’Italia non può condividere”, dichiara.

Tajani cerca di chiarire la posizione italiana: “Noi non c’entriamo niente con il genocidio e con quello che sta succedendo a Gaza, non abbiamo alcuna responsabilità”, e aggiunge: “Noi stiamo difendendo il diritto del popolo palestinese ad avere uno stato, non siamo complici di alcun genocidio e siamo persone per bene che lavorano per la pace. Certamente non siamo alleati con Hamas che invece è corresponsabile con quanto succede a Gaza”.

La segretaria del Pd, Elly Schlein, chiude la giornata rilanciando la propria linea: “Bisogna fermare i crimini di Netanyahu. Pieno supporto alla Global Sumud Flotilla”.