Alla Biennale di Venezia il tema del cambiamento climatico si intreccia con la tutela dei beni culturali. Marco Lombardi, amministratore delegato di Proger, ha sottolineato che architettura e ingegneria devono sperimentare per proteggere il patrimonio. Durante l’evento “Strategia di adattamento per un cambiamento climatico che non aspetta: ingegneria per i territori e per i patrimoni culturali”, organizzato in collaborazione con il Soft Power Club e sostenuto da Proger, Lombardi ha ricordato l’importanza di coniugare innovazione e tutela.
Lombardi: “La cultura del fare”
“La Biennale di architettura è un laboratorio, un grande esempio di sperimentazione. Così come uno dei più audaci casi di innovazione ingegneristica sarà il Ponte sullo Stretto di Messina, di cui Proger è tra i progettisti. Sarà il primo ponte sospeso a campata unica più lunga del mondo. L’ingegneria deve portare la cultura del fare. Come dice il direttore Carlo Ratti, proprio perché un’opera non è stata ancora fatta, per questo ci interessa. Perché ci interessa quella parte di mondo che va verso il progresso”, ha dichiarato Lombardi.
Rutelli: “Rischiamo di perdere ciò che abbiamo ereditato”
La seconda giornata si è concentrata sulla tutela dei patrimoni culturali mondiali. Francesco Rutelli, presidente del Soft Power Club, ha lanciato un avvertimento: “Oggi è stato impressionante sentire dai più grandi esperti e scienziati che noi rischiamo di perdere il patrimonio culturale che abbiamo ereditato. Se non ci adattiamo al cambiamento climatico e non adottiamo le misure necessarie, verranno travolti non solo i luoghi della memoria ma i luoghi viventi di ciò che siamo. La scienza, la tecnologia e la politica devono agire subito”.
Adattarsi, non costruire di più
Carlo Ratti, curatore della 19ª Mostra Internazionale di Architettura, ha aggiunto: “Per salvaguardare i patrimoni culturali bisogna avere incentivi giusti e sperimentare soluzioni diverse, perché quelle che funzionano a Venezia non funzionano altrove. Non dobbiamo costruire di più ma adattarci a un pianeta che cambia: questa è la grande sfida dell’architettura di oggi”.
Patrimoni fragili
Un richiamo all’attenzione è arrivato anche da Arianna Traviglia, coordinatrice del Center for Cultural Heritage Technology: “Molto spesso non si pensa che le città in cui viviamo sono ricche di patrimonio culturale, beni particolarmente fragili che rappresentano la nostra memoria. Il cambiamento climatico può avere un impatto fortissimo”.