Caos in Fratelli d’Italia: Manlio Messina sbatte la porta, Sicilia in fiamme e Giorgia Meloni resta a guardare

Manlio Messina non è più un fratello d’Italia. L’annuncio è arrivato come una scossa nella tarda serata di ieri, accompagnato da parole che non lasciano spazio a interpretazioni: «Comunico la mia decisione di lasciare il partito Fratelli d’Italia e di rassegnare le dimissioni dal gruppo parlamentare. Non aderirò ad altri partiti, né ora né in futuro». E, come se non bastasse, il deputato siciliano ha messo in dubbio la prosecuzione stessa del suo mandato in Parlamento, aprendo uno scenario inedito: «Nei prossimi giorni valuterò con senso di responsabilità se proseguire il mio mandato parlamentare, continuando a sostenere il presidente Giorgia Meloni e il suo governo, oppure se concludere anticipatamente questa esperienza».

Un terremoto politico che scuote il partito di Giorgia Meloni proprio nel suo avamposto più delicato, la Sicilia, già sferzata dalle indagini che da mesi minano la serenità della dirigenza locale. Proprio ieri, infatti, davanti ai probiviri del partito si sono presentati il presidente dell’Assemblea regionale siciliana Gaetano Galvagno e l’assessora regionale al Turismo Elvira Amata, entrambi raggiunti da avvisi di chiusura delle indagini per corruzione. Per Galvagno, l’accusa è aggravata dal peculato per l’uso dell’auto blu. La procura di Palermo indaga sull’utilizzo dei fondi pubblici dell’Ars e dell’assessorato, un’inchiesta che nasce dalle ombre sul “caso Auteri”, la vicenda che mesi fa ha fatto tremare l’intero gruppo meloniano nell’isola.

Il “caso Auteri” – dal nome del deputato regionale siracusano Carlo Auteri, oggi traslocato nella Democrazia Cristiana di Totò Cuffaro – ha segnato l’inizio della frattura. Auteri, considerato vicino a Messina, era finito al centro delle indagini per l’assegnazione di contributi pubblici ad associazioni a lui riconducibili. In quei giorni, Messina si era dimesso da vice capogruppo alla Camera, in un gesto definito “di responsabilità” ma che suonava già come un campanello d’allarme. Aveva chiesto ai vertici del partito, in particolare a Giovanni Donzelli, di prendere le difese dell’amico, ma si era trovato isolato.

Da allora, il silenzio tra Messina e la “ducetta” di Palazzo Chigi è diventato assordante: «Non la sento e non la vedo da mesi – ha confessato – ma avrà sempre il mio sostegno e la mia amicizia». Parole che suonano come un addio gentile ma definitivo, e che segnano il tramonto di uno dei meloniani più influenti in Sicilia, colui che aveva traghettato la destra isolana verso il trionfo elettorale del 2022.

La scelta di lasciare FdI arriva nelle ore più nere per il partito in Sicilia. L’audizione di Galvagno e Amata davanti ai probiviri ha assunto i contorni di un vero e proprio processo politico interno. I due esponenti regionali sono accusati di aver gestito in modo discutibile fondi e risorse pubbliche, inclusi viaggi istituzionali e partecipazioni a eventi di grande visibilità, come la presenza della Regione siciliana al Festival di Cannes. La procura di Palermo ha notificato la chiusura delle indagini, preludio a un eventuale rinvio a giudizio che getterebbe ombre pesanti sull’immagine di FdI nell’isola.

Messina, che formalmente non è indagato, compare però più volte nelle carte dei magistrati palermitani, indicato con lo pseudonimo “Uomo 6” nelle intercettazioni. Lui respinge qualsiasi legame con le inchieste, ma la tempistica del suo addio parla da sola: una fuga elegante dal Titanic siciliano prima che affondi del tutto.

L’uscita di scena di Messina è un colpo duro per Giorgia Meloni. Non solo perché perde uno dei suoi riferimenti più radicati nel territorio, ma perché fotografa un partito in ebollizione, lontano dall’immagine monolitica che la premier ha sempre voluto trasmettere. A Roma si cerca di minimizzare, ma in Sicilia la base è in subbuglio: il rischio è che il partito esca dilaniato da un mix esplosivo di scandali giudiziari, rancori personali e lotte di potere.

Per ora, Messina si limita a contemplare il futuro, citando il volo dei gabbiani in un post sui social, un richiamo al nucleo storico di Colle Oppio e alla corrente rampelliana. Una metafora di libertà, ma anche di solitudine politica. Per Fratelli d’Italia, invece, il cielo siciliano è sempre più nero, e per Giorgia Meloni l’autunno potrebbe arrivare in anticipo.