l fronte delle opposizioni torna all’attacco del ministro della Giustizia Carlo Nordio in merito alla gestione del caso Almasri, cittadino libico ricercato dalla Corte Penale Internazionale, accusando il Guardasigilli di aver mentito nel corso dell’informativa urgente presentata alle Camere. Secondo indiscrezioni riportate dalla stampa, il ministero della Giustizia avrebbe avuto notizia dell’arresto di Almasri già dal pomeriggio di domenica 19 gennaio, e non dal giorno successivo come dichiarato da Nordio.
A guidare le richieste di dimissioni è il Partito Democratico, con Debora Serracchiani, responsabile giustizia del partito: “È inaccettabile che un ministro travisi i fatti e inganni il Parlamento: chi mente deve assumersene la responsabilità e lasciare l’incarico”. Serracchiani accusa inoltre la premier Giorgia Meloni di essere politicamente responsabile della decisione di rimpatriare Almasri in Libia, “addirittura con un volo di Stato”.
Anche Marco Grimaldi di Avs denuncia la manipolazione delle informazioni da parte del ministro: “Nordio non ha più alcuna credibilità. Ha preferito accusarci di non aver capito le carte quando è evidente che ha voluto nascondere la verità”. Il Movimento 5 Stelle, attraverso le parlamentari Valentina D’Orso e Ada Lopreiato, sottolinea che già la domenica la capo di gabinetto del ministero era a conoscenza dell’intero dossier e raccomandava riservatezza: “Meloni, Mantovano e Nordio cercavano di sottrarsi alla richiesta della Cpi per poi riportare Almasri in Libia”.
Riccardo Magi, segretario di +Europa, ha ribadito la richiesta di dimissioni del ministro, mentre dalle opposizioni cresce il pressing anche sulla Presidente del Consiglio affinché chiarisca “con chi e a quali condizioni è stato rinnovato il memorandum con la Libia”.
In attesa di risposte ufficiali da parte del Governo, il caso continua ad alimentare tensioni politiche e ad aprire interrogativi sulla gestione dei rapporti internazionali, sulla trasparenza istituzionale e sul rispetto dei doveri verso il Parlamento.