«Chi mi ha salvato nel centrodestra? Non lo dirò mai». Ilaria Salis rompe il silenzio e attacca Salvini: «Voleva vedermi marcire in Ungheria»

«Ero incredula. Per un solo voto di scarto, che paura». Ilaria Salis ricorda il momento in cui, durante la plenaria del Parlamento europeo a Strasburgo, ha scoperto di aver conservato l’immunità parlamentare. «Il mio primo pensiero è andato a Maja T., una militante antifascista tedesca di 24 anni che si trova in carcere in Ungheria nelle mie stesse, vergognose condizioni. Da oltre un anno viene trascinata in catene in un processo farsa».

Il voto segreto ha ribaltato ogni pronostico, lasciando spiazzati molti osservatori. «È stato spontaneo – racconta – quando ho visto il risultato sono esplosa. Ero molto tesa, non avevo programmato nulla». Poi ammette: «Certo che ho avuto paura. Ma non del carcere in sé, quanto del dover tornare in Ungheria. Se fossi finita di nuovo laggiù, da Orbán, sarebbe ricominciata una persecuzione».

Dopo mesi di detenzione in condizioni durissime, l’eurodeputata italiana è libera, ma non si sente al sicuro. «In verità avevo già chiesto io di essere processata in Italia, prima del voto in Commissione. Chiedo un processo equo: l’immunità serve a proteggermi dal regime ungherese, non dalla giustizia italiana. Secondo il codice penale italiano è possibile, e sarebbe la soluzione migliore per tutti».

La notte dopo il voto è stata tutt’altro che serena. «Mi sono svegliata più volte, ero tormentata. Ho cenato con i miei collaboratori e poi sono andata a letto. Ho ricevuto centinaia di messaggi di affetto da amici e parenti, mi hanno dato forza». In aula, durante la votazione, aveva un suo portafortuna: «In tasca tenevo dei pezzetti di ferro, li stringevo in mano per scaramanzia. Speravo portassero bene».

Anche la fede, o qualcosa di simile, l’ha accompagnata. «Non sono credente in senso religioso. Ma quando sono finita in carcere ho sentito la presenza di qualcosa sopra di me. Non so se chiamarlo Dio o altro, ma ho percepito qualcosa di sovrannaturale. Mi ha aiutato. In cella ho sentito il bisogno di affidarmi a qualcosa che ci trascende».

Poi la bordata politica: «La Lega probabilmente non è nemmeno d’accordo con un processo in Italia: vorrebbero vedermi marcire in Ungheria. Sono fascisti. Mentre la democrazia è antifascista. I veri traditori sono loro, che consegnerebbero una loro concittadina a un regime autoritario. Non si infierisce sul nemico, mai».

A chi le chiede se sa chi, nel centrodestra, ha votato in suo favore, risponde con fermezza: «Non lo dirò mai». Ma lascia intendere che qualche sostegno trasversale c’è stato. «Non possiamo sapere se il voto segreto mi ha aiutata. Ma era una situazione molto tesa».

Il messaggio a Orbán è diretto e senza sfumature: «La democrazia e l’antifascismo sono più forti dell’autoritarismo. Maja deve essere rilasciata subito».

«Mi sono sentita perseguitata – ammette –. Ho ricevuto centinaia di minacce pesantissime. Quando il portavoce di Orbán ha pubblicato sui social le coordinate del carcere di massima sicurezza dove mi trovavo, ho avuto i brividi. Quello non è uno Stato di diritto».

Il voto che l’ha salvata – 306 contro 305 – ha scatenato un terremoto politico a Bruxelles e a Roma. Matteo Salvini, furioso, ha parlato di “traditori nel centrodestra”, puntando il dito contro Forza Italia. Da parte sua, Antonio Tajani ha replicato che «nessuno ha disobbedito alla linea del Ppe» e ha invitato a «rispettare il voto segreto, che fa parte delle regole democratiche». Ma nei corridoi del Parlamento europeo si parla di una settantina di franchi tiratori popolari che avrebbero votato per mantenere l’immunità della deputata italiana.

Intanto Salis rivendica il suo percorso politico: «Sono internazionalista. L’Europa è comunque qualcosa di migliore rispetto ai singoli Stati sovrani. Ma deve evolversi: vorrei un’Unione europea che combatta di più il divario sociale, potenzi la transizione ecologica e la smetta di respingere i migranti».

Sul piano personale, confessa di sentirsi profondamente cambiata: «La detenzione mi ha trasformata. Alcuni ideali e il mio impegno si sono rafforzati. Quando vedi calpestati i diritti umani, non puoi voltarti dall’altra parte. Sono diventata più forte. Ho incanalato il male in qualcosa di buono. L’Ilaria che entrò in carcere quella maledetta sera di febbraio 2023 era terrorizzata, ora è più forte».

E per una volta, la politica lascia spazio alla leggerezza: «Stasera si festeggia, tutti i miei amici sono invitati a Strasburgo». Pizza e birra? Sorride: «Vediamo, magari anche qualcosa di più sostanzioso». Poi aggiunge, con ironia: «Offro io, ci mancherebbe».