Il tema della cittadinanza torna al centro del dibattito parlamentare con l’arrivo di più disegni di legge che puntano a superare l’attuale sistema basato sullo ius sanguinis. Forza Italia e Partito Democratico propongono due modelli distinti: il primo introduce lo Ius Italiae, il secondo punta su un mix tra ius soli e ius scholae.
La proposta di Forza Italia prevede che possano accedere alla cittadinanza i bambini stranieri nati in Italia o arrivati entro i 5 anni, residenti in modo ininterrotto per almeno dieci anni, e che abbiano completato l’intero ciclo della scuola dell’obbligo: 5 anni di elementari, 3 di medie e 2 di superiori. La cittadinanza potrà essere richiesta a partire dai 16 anni, su iniziativa dei genitori; in caso di inerzia, il ragazzo potrà farne richiesta al compimento della maggiore età.
Gli azzurri introducono così un nuovo canale, lo Ius Italiae, che lega strettamente il diritto alla cittadinanza alla formazione scolastica e alla durata della permanenza nel Paese, modificando anche i meccanismi dello ius sanguinis, oggi prevalenti.
La proposta del Pd ha un impianto più ampio e flessibile. I dem vogliono introdurre due nuovi criteri principali: lo ius soli per i bambini nati in Italia da almeno un genitore regolarmente soggiornante da un anno, e lo ius scholae per chi arriva entro i 12 anni e frequenta almeno cinque anni di scuola, compresa l’infanzia.
Oltre a questo, il Partito Democratico propone di ridurre i vincoli di residenza continuativa: da dieci a cinque anni per i cittadini extracomunitari, a tre anni per i cittadini Ue, e a due per rifugiati, apolidi o titolari di protezione sussidiaria. Novità anche sul fronte sportivo: i minori nati in Italia o con background migratorio, inclusi richiedenti asilo e rifugiati, potrebbero essere tesserati nelle federazioni sportive, e nei casi di “evidente interesse” (valutato da una commissione Coni) accedere alla cittadinanza in base a criteri scolastici o di residenza dei genitori.
La convergenza tra le due forze politiche è sull’importanza della scuola come fattore di integrazione, ma restano profonde le differenze su requisiti, tempistiche e modalità d’accesso. Il confronto in Aula sarà decisivo per capire se e come potrà maturare una sintesi legislativa su un tema che riguarda migliaia di giovani cresciuti in Italia.