Conte ridisegna i vertici M5S in vista del suo secondo mandato

Giuseppe Conte

Il Movimento 5 Stelle si prepara a una riorganizzazione profonda. Superata la fase delle Regionali, Giuseppe Conte ha deciso di mettere mano ai vertici in vista del suo secondo mandato da presidente e della lunga corsa verso le elezioni politiche del 2027. Un’operazione che, nei fatti, punta a consolidare la leadership, serrare i ranghi e definire un quadro stabile per l’anno che sta per aprirsi. Tra conferme, uscite eccellenti e nuovi ingressi, il mosaico interno prende forma con scelte che, secondo i ben informati, rispondono alla necessità di arrivare preparati alla prossima stagione elettorale.

Il primo tassello, considerato imprescindibile, è la conferma di Paola Taverna nel ruolo di vicepresidente vicaria. Figura centrale nella gestione della macchina territoriale del Movimento, resta uno dei pilastri attorno a cui Conte intende costruire la nuova architettura organizzativa. Diversa la situazione tra i vicepresidenti, dove dopo le dimissioni di Chiara Appendino si apre un testa a testa tra Vittoria Baldino e Barbara Floridia. La presidente della commissione di Vigilanza Rai è considerata da molti in forte ascesa e, pur in caso di mancata nomina a vice, appare destinata comunque a un ruolo di peso, probabilmente nel collegio dei probiviri.

Il lavoro di riequilibrio coinvolge anche Palazzo Madama. Qui il nome di Stefano Patuanelli è dato in forte rilancio: inizialmente destinato al comitato di garanzia per prendere il posto di Roberto Fico, potrebbe ora diventare vicepresidente, coprendo la casella strategica di un “volto del Nord” nei vertici M5S. L’attuale capogruppo lascerebbe così il suo incarico a Luca Pirondini, mentre tra i papabili numeri due viene dato quasi per certo Pasquale Tridico, oggi capodelegazione a Bruxelles. Una scelta che però rischierebbe di sbilanciare la direzione politica verso il Sud, rendendo necessari ulteriori contrappesi.

Gli incastri riguardano anche la Camera, dove si valuta la sostituzione del vicepresidente Riccardo Ricciardi. In questo scenario avanza l’ipotesi di Francesco Silvestri, altro deputato considerato molto vicino al presidente. Le caselle che non troveranno spazio nelle vicepresidenze potrebbero essere collocate nel comitato di garanzia o nel collegio dei probiviri, per i quali Conte starebbe pensando a una sorta di “azzera e riparti”. Secondo le indiscrezioni, l’attuale triade verrebbe sostituita, con l’uscita di Virginia Raggi e Danilo Toninelli. Tra i nuovi ingressi possibili figurano Michele Gubitosa, uno dei principali sostenitori di Conte, ed Ettore Licheri, senatore sardo rimasto in credito nelle gerarchie interne dopo la gestione delle Regionali in Sardegna.

Non manca chi, all’interno del Movimento, auspica un ritorno di figure della vecchia guardia, tra coloro temporaneamente fuori gioco in attesa di poter spendere il terzo mandato. Due i nomi che circolano con maggiore insistenza: l’ex Guardasigilli Alfonso Bonafede e Nunzia Catalfo, madrina del reddito di cittadinanza. Entrambi rappresentano un ponte simbolico con la stagione governativa, e per alcuni potrebbero contribuire a dare continuità alla linea politica.

Nel Movimento si insiste sul fatto che si tratti di un semplice “ricambio fisiologico”, non di epurazioni. I contiani respingono al mittente l’idea di “purghe”, rivendicando la necessità di premiare chi ha lavorato dietro le quinte negli ultimi mesi. Ma nei gruppi parlamentari le reazioni non sono così lineari. Circolano sospetti, risentimenti e letture meno rassicuranti sulle ragioni delle scelte. C’è chi teme che il nuovo assetto risponda più alla fedeltà personale che all’equilibrio interno, e c’è chi la interpreta come una selezione centrata sulla lealtà assoluta al leader.

Conte, dal canto suo, punta a chiudere l’operazione entro l’inizio del 2026, così da mettere alla prova la nuova squadra sugli obiettivi politici dell’anno e costruire una macchina organizzativa capace di reggere una campagna elettorale lunga e complessa. La definizione delle cariche, però, continua ad agitare il Movimento. E mentre i tasselli si muovono, il duello tra fedeltà, ambizioni personali ed equilibri geografici resta il vero terreno di confronto in una fase in cui il M5S si prepara a ridefinire la propria identità in vista delle Politiche.