Nel confronto in commissione si cerca consenso trasversale. Ma spunta una nuova proposta: ora il testo è all’esame della settima commissione Cultura. Guidi: «Un’idea che può superare ogni tentennamento politico»
Prosegue l’iter parlamentare del disegno di legge costituzionale a prima firma del senatore Antonio Guidi, volto a inserire esplicitamente il riconoscimento della disabilità negli articoli 3 e 38 della Costituzione italiana. Il testo, assegnato alla prima commissione Affari costituzionali in sede redigente lo scorso 6 maggio, ha già ricevuto parere favorevole dalla decima commissione Affari sociali e si trova ora all’esame della settima commissione Cultura, dove è stato avviato un nuovo confronto tra le forze politiche.
Il provvedimento propone due modifiche mirate: aggiungere la disabilità tra i motivi che non possono costituire causa di discriminazione all’articolo 3 della Carta costituzionale, e sostituire la parola “minorati” con “persone con disabilità” all’articolo 38, per allineare il testo costituzionale al linguaggio contemporaneo e ai più avanzati standard internazionali.
«La disabilità non è un limite individuale – dichiara il senatore Guidi – ma una condizione relazionale che chiede risposte politiche, culturali e sociali adeguate. E da oggi lo facciamo con più forza. La Costituzione deve parlare a tutti e per tutti: inserire la disabilità tra le condizioni che generano discriminazione è un atto di giustizia sociale, ma anche un’evoluzione del nostro sistema democratico».
Disabilità in Costituzione, il ddl Guidi che evolve i testi fondativi
Questa proposta – spiega Guidi – «nasce da una constatazione profonda: la Costituzione evolve insieme alla società». Come i precedenti aggiornamenti agli articoli 9, 41 e 33 hanno saputo includere l’ambiente e lo sport, oggi si riconosce la necessità di inserire la disabilità come «parte della pluralità umana». Non più un cumulo di vulnerabilità da compatire, ma una caratteristica da includere e rispettare, in coerenza con il principio di pari dignità sociale che l’articolo 3 enuncia.
In un articolo-cardine come questo che elenca “condizioni personali e sociali”, «l’esplicita menzione della disabilità consente una tutela più puntuale, concreta e inclusiva» colmando un «non-detto normativo e culturale che oggi non è più accettabile».
Una proposta in linea con la visione europea e globale
Il disegno di legge si inserisce nel solco delle principali direttrici internazionali: la Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità (ratificata dall’Italia nel 2009), la Strategia europea 2021–2030 e, più di recente, la Carta di Solfagnano, firmata durante il primo G7 Disabilità e Inclusione ad Assisi e Solfagnano nell’ottobre 2024.
Questi strumenti condividono una visione comune: superare il paradigma medicalizzato e puntare su un modello fondato sui diritti, l’accessibilità, l’autodeterminazione e la partecipazione piena alla vita sociale, politica, culturale ed economica.
Il confronto parlamentare in corso
Nel passaggio in commissione Affari sociali, il ddl ha ricevuto consenso trasversale. Senatori di maggioranza e opposizione – tra cui Zullo (FdI), Furlan (IV), Mazzella (M5S), Cantù (Lega) – hanno espresso giudizi favorevoli, sottolineando la portata simbolica e concreta della riforma. La proposta di parere favorevole, avanzata dal relatore Silvestro, è stata approvata con il solo voto di astensione del gruppo PD, avendo la senatrice Camusso espresso perplessità individuando come limite «l’appiattimento della persona in ragione dell’identità prevalente».
Nel corso dell’esame in commissione Cultura, la relatrice Versace ha presentato il testo, evidenziando il valore del passaggio all’espressione “persone con disabilità” e la rilevanza del riconoscimento antidiscriminatorio in Costituzione. Il senatore Verducci (PD) ha chiesto un rinvio tecnico per consentire un esame congiunto con una proposta parallela avanzata dal proprio gruppo, con un ddl che interviene solo sull’articolo 38. La relatrice e la presidenza della commissione hanno accolto la richiesta, rinviando la conclusione dell’esame.
Disabilità in Costituzione, Guidi: “No alle timidezze lessicali”
«Non si entra nella storia con timidezze lessicali – conclude Guidi – nominare la disabilità nell’articolo 3 è atto di verità democratica e di autodeterminazione. La Costituzione è un testo vivo, capace di abbracciare i cambiamenti sociali: questo disegno di legge può costituire un traguardo di maturità della nostra società e della nostra Nazione: una Nazione che sa osservare, trasformare e superare i pregiudizi. Non lasciamo nessuno indietro: lo facciamo nella sede più alta, con la parola più forte, quella della Costituzione».
Il disegno di legge costituzionale in oggetto è il n. 1299, comunicato alla presidenza del Senato il 18 novembre 2024. Si intitola “Modifiche agli articoli 3 e 38 della Costituzione in materia di diritti delle persone con disabilità”