Fratelli d’Italia punta alla Lombardia: Fidanza già in corsa per il dopo Fontana

Nel centrodestra la scacchiera delle candidature regionali continua a muoversi tra silenzi calcolati e veti incrociati. Veneto, Puglia e Campania restano al centro delle trattative immediate, ma lo sguardo dei meloniani è già puntato più lontano, verso il 2028, quando la Lombardia tornerà al voto. Per Fratelli d’Italia, lasciare il Veneto alla Lega è ormai dato quasi per certo, ma la conquista del Pirellone è vista come il vero premio, l’obiettivo strategico capace di certificare la leadership territoriale della premier.

Il nome sul tavolo è già stato scelto: Carlo Fidanza, deputato europeo, milanese, volto storico della destra fin da giovanissimo, oggi tra i fedelissimi più ascoltati da Giorgia Meloni. La sua candidatura non è ancora ufficiale, ma la maxi cena di ieri sera all’Abbazia di Mirasole, con oltre 1.500 invitati e la presenza di Arianna Meloni, ha avuto tutti i contorni di una investitura. Una serata che ha assunto un significato politico ben oltre l’occasione conviviale, trasformandosi in un banco di prova per misurare la compattezza del partito e il consenso attorno al nome di Fidanza.

La presenza contemporanea delle diverse anime di Fratelli d’Italia, da Ignazio La Russa a Daniela Santanchè fino a Mario Mantovani, ha dato il segnale di un patto unitario che ha sorpreso per la compattezza mostrata. La fotografia della cena, con i big seduti allo stesso tavolo e Arianna Meloni in prima linea, racconta più di molti comunicati ufficiali. L’obiettivo è chiaro: blindare la Lombardia come roccaforte meloniana, evitando che Lega e Forza Italia possano alzare rivendicazioni quando scadrà il mandato di Attilio Fontana.

In realtà, nei corridoi di Palazzo si sussurra anche di ipotesi di dimissioni anticipate al 2027, ipotesi che i leghisti respingono con forza. Ma il ragionamento in Fratelli d’Italia è netto: i rapporti di forza, in Lombardia, rendono inevitabile che il prossimo candidato sia un esponente del partito di Meloni. Fidanza, quarantanovenne, rappresenta il profilo su cui costruire continuità e rinnovamento: ha esperienza internazionale grazie al Parlamento europeo, radici salde nel territorio lombardo e un legame diretto con la premier.

Il mosaico della giunta lombarda, intanto, si prepara a cambiare. Al posto di Barbara Mazzali entrerà Debora Massari, figlia del maestro pasticciere Iginio e amica personale di Giorgia Meloni. Un segnale ulteriore della volontà di rafforzare la presenza del partito nella regione più ricca e influente del Paese. La scelta, raccontano fonti interne, ha anche un valore simbolico: portare nella giunta lombarda una figura giovane, vicina al mondo dell’impresa e con legami personali con la presidente del Consiglio.

Se in Lombardia Fratelli d’Italia sembra avere le idee chiare, altrove lo scenario è molto più incerto. In Puglia e in Campania il centrodestra fatica a trovare una sintesi. Antonio Tajani, da parte sua, invita alla calma e ribadisce che Forza Italia è pronta a discutere appena la Lega scioglierà i propri nodi. Il coordinatore regionale leghista in Puglia, Roberto Marti, ha parlato senza mezzi termini di situazione “al limite dello psicodramma”, segno che le tensioni sono tutt’altro che sopite.

La premier, dal canto suo, ostenta serenità. Arianna Meloni, ieri sera, ha ribadito che il tempo serve a trovare i candidati migliori, non a perdere terreno. Ma dietro le dichiarazioni ufficiali resta il nervosismo: il centrodestra è chiamato a comporre un puzzle in cui ogni regione vale uno scontro di potere interno.

Il Veneto appare ormai destinato alla Lega, con Alberto Stefani pronto alla candidatura e Luca Zaia che non presenterà liste autonome. Ma il vero braccio di ferro è quello che si consumerà nei prossimi anni: la Lombardia non è solo una regione, è il cuore economico e politico del Paese. E qui Giorgia Meloni vuole mettere il sigillo definitivo, consegnando al suo partito la guida del Pirellone e a Carlo Fidanza la responsabilità di incarnare la nuova stagione del centrodestra lombardo.

L’investitura ufficiosa di ieri sera, davanti a oltre millecinquecento invitati, non è stata un episodio isolato. È il primo passo di una strategia più ampia, che mira a costruire con largo anticipo il consenso attorno a un nome già noto, evitando lacerazioni interne e imponendo agli alleati una realtà difficilmente contestabile. In gioco non c’è solo una poltrona, ma la dimostrazione che Fratelli d’Italia non è un partito calato dall’alto, ma una forza radicata, capace di governare anche i territori più complessi.