Governo prudente sulla tregua: “Nessuno si fida di Putin”

Nelle ore successive all’annuncio della tregua pasquale da parte di Vladimir Putin, il governo italiano sceglie una linea di prudenza. Nessun entusiasmo, solo il plauso solitario di Matteo Salvini. Per il resto, un silenzio che tradisce scetticismo. “Nessuno si fida di lui”, è il pensiero ricorrente tra i membri dell’esecutivo, che osservano gli sviluppi con attenzione ma senza illusioni.

L’unico ad aprire uno spiraglio è il ministro degli Esteri Antonio Tajani: “Ogni segnale verso la pace è importante”, afferma, anche se “non è chiaro come la Russia rispetterà” uno stop di appena due giorni. Tajani ribadisce la necessità di una “pace giusta e duratura nel tempo”, come scritto nella dichiarazione congiunta firmata da Giorgia Meloni e Donald Trump durante il viaggio della premier negli Stati Uniti. Una missione che il governo considera un “grande successo”, soprattutto per l’apertura americana a un dialogo sui dazi.

Intanto le diplomazie sono al lavoro da settimane per organizzare un possibile viaggio in Italia dell’ex presidente Usa. Una visita che, secondo quanto auspicato dal sottosegretario Giovanbattista Fazzolari, potrebbe avvenire già a maggio, magari in concomitanza con un impegno in Arabia Saudita. L’obiettivo sarebbe ambizioso: portare a Roma Trump, le istituzioni europee e i leader dei 27 per un vertice transatlantico.

Tuttavia non tutti sembrano d’accordo sulla location. I francesi, secondo indiscrezioni interne alla maggioranza, spingerebbero per Bruxelles. Ma la premier Meloni, dopo la partecipazione poco entusiasta ai recenti vertici di Parigi e Londra, sembra decisa a capitalizzare al massimo il clima favorevole nato a Washington, pur consapevole dell’imprevedibilità di Trump.

Nel frattempo l’Italia appoggia “pienamente la leadership” americana per un possibile cessate il fuoco in Ucraina. “Putin deve decidersi a interrompere definitivamente questa guerra”, avverte ancora Tajani. “Deve rispondere positivamente alle richieste americane”. Ma nel governo prevale il pessimismo. “Dal 2014 a oggi – confida un fedelissimo della premier – i russi hanno violato sistematicamente tutte le tregue e incolpato gli ucraini. Ora annunciano la tregua mentre i droni sono ancora in volo su Kiev”.

Anche per questo, l’atteggiamento resta estremamente cauto. A far discutere, nelle ultime ore, anche la presunta apertura americana sulla Crimea. Nell’esecutivo si riconosce che si tratta di “una storia a sé”, diversa dall’“inaccettabile richiesta di ritiro ucraino dalle quattro regioni che Mosca dice di avere annesso, ma che non controlla”.