Il caso Ranucci approda al Copasir e diventa un dossier politico sensibile per il governo. Il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, l’organo deputato a verificare l’operato dei servizi di intelligence, ha chiesto di acquisire la parte secretata delle recenti audizioni del conduttore di “Report” nelle commissioni Antimafia e Vigilanza Rai. A confermarlo è stata la presidente della Vigilanza, la pentastellata Barbara Floridia, che ha convocato l’ufficio di presidenza per valutare la richiesta e sottoporla al voto dei gruppi. La notizia era già circolata da alcune settimane, ma solo ieri ha ottenuto conferma ufficiale.
La questione nasce dalle dichiarazioni rese da Sigfrido Ranucci nelle due commissioni, nelle quali avrebbe riferito episodi che, secondo il suo racconto, coinvolgerebbero uomini dei servizi segreti. Il giornalista ha parlato di pedinamenti, presenze anomale e attività di monitoraggio durante incontri professionali. In particolare, durante l’audizione in Antimafia, avrebbe descritto due vicende che considera sospette: la presenza di un presunto agente all’evento di presentazione di un suo libro in Sicilia, al quale sarebbe stato seguito da Roma, e un episodio nel quale la scorta avrebbe notato persone che lo seguivano e lo filmavano mentre incontrava una fonte.
Secondo la ricostruzione di Ranucci, alla base dei presunti controlli ci sarebbe l’attivazione dei servizi da parte del sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Giovanbattista Fazzolari. Una mossa che, se fosse confermata, risulterebbe anomala, dal momento che l’autorità delegata ai servizi è il collega Alfredo Mantovano. Ranucci sostiene di aver avuto «certezza che Fazzolari abbia attivato i servizi segreti per chiedere informazioni sulle mie attività». Accuse che il senatore di Fratelli d’Italia ha definito «menzogne volontarie», respingendo ogni addebito e negando qualsiasi coinvolgimento.
La richiesta del Copasir, che intende verificare la fondatezza del racconto, rappresenta un passaggio rilevante. Non è escluso che il Comitato possa ascoltare sia Ranucci sia i due sottosegretari, per chiarire i ruoli istituzionali e ricostruire l’eventuale catena di comando. La prudenza mostrata da Fratelli d’Italia nel commentare la vicenda indica quanto il tema sia considerato delicato. La presidente della commissione Antimafia, la meloniana Chiara Colosimo, non ha pubblicizzato la trasmissione dei verbali al Copasir, mantenendo un profilo riservato. Al contrario, la presidente Floridia ha confermato pubblicamente l’invio.
Nel corso dell’audizione Ranucci ha richiamato anche l’attentato avvenuto il 16 ottobre, quando una bomba carta ha fatto esplodere la sua auto e quella della figlia davanti alla casa di Campo Ascolano, in provincia di Roma. Un episodio che ha segnato un salto di qualità rispetto ai molti atti intimidatori subiti negli ultimi anni dal conduttore di “Report”. Le indagini della procura di Roma stanno seguendo diverse piste, in particolare quelle legate a gruppi criminali che si sarebbero ritenuti danneggiati dai contenuti del programma. Tra le ipotesi al vaglio c’è anche una lettera anonima che fa riferimento a presunti mandanti «occulti» e a esecutori riconducibili a famiglie del clan dei casalesi coinvolte in un presunto traffico internazionale di armi, tema affrontato in una recente inchiesta televisiva.
Il clima di tensione ha indotto l’Ufficio centrale interforze per la sicurezza personale del Viminale ad aumentare il livello di protezione del giornalista. Ranucci è passato dal livello tre al livello due: una scorta ampliata, con due auto blindate e quattro uomini, e un presidio fisso dell’esercito sotto casa. Un rafforzamento deciso dopo una valutazione complessiva della sua esposizione mediatica e dei rischi connessi agli episodi denunciati.
Il coinvolgimento del Copasir aggiunge ora una dimensione istituzionale a una vicenda che finora si era mossa tra denunce, smentite e ricostruzioni parziali. La verifica della parte secretata delle audizioni servirà a stabilire se esistono elementi che possano confermare o smentire il racconto del giornalista e chiarire eventuali responsabilità o fraintendimenti. Nelle prossime settimane il Comitato potrebbe convocare i protagonisti, definendo così la cornice nella quale valutare un caso che, per Palazzo Chigi, rischia di trasformarsi in un terreno politicamente scivoloso.







