Il vero campo largo lo fa Giani: nella sua giunta M5S, renziani e sinistrati. E la vicepresidente è la 23enne Mia Diop

Mia Bintou Diop

Altro che laboratorio politico: in Toscana il “campo largo” non è un sogno elettorale, ma un fatto compiuto. Eugenio Giani, vecchia volpe della politica fiorentina, è riuscito dove Elly Schlein e Giuseppe Conte continuano a inciampare: costruire una squadra di governo che mette allo stesso tavolo democratici, renziani, cinque stelle e ambientalisti. Una giunta che ha il sapore di un compromesso pragmatico, ma anche il profumo di una scommessa culturale.

La sorpresa più commentata è Mia Bintou Diop, nuova vicepresidente della Regione e assessora designata. Ventitré anni, livornese, studentessa di Scienze politiche a Pisa, accento toscano marcato e radici senegalesi. È il volto giovane e cosmopolita di una Toscana che Giani vuole più inclusiva, ma anche più rappresentativa. “Ho 23 anni, vado fiera del mio accento livornese, credo nell’attivismo e nelle idee”, scrive lei nella sua bio social, dove alterna foto di manifestazioni e post sull’impegno civile.

In Comune a Livorno è stata vicepresidente della commissione urbanistica, ma la politica l’ha nel sangue. Suo padre, molto conosciuto nella comunità senegalese, è da anni un punto di riferimento per l’integrazione. “Mia ha la capacità di unire le persone”, raccontano nel partito, dove dal 2023 siede anche nel direttivo nazionale del Pd.

Giani, che guida la Regione dal 2020, ha voluto dare alla sua seconda legislatura un segnale forte: una giunta “larga”, capace di tenere insieme sensibilità diverse, da quelle riformiste a quelle più radicali. Dentro ci sono gli ex renziani, i rappresentanti di Articolo Uno, un’apertura ai Cinque Stelle e la sinistra di Alleanza Verdi e Sinistra. Tutti attorno allo stesso tavolo, a patto – spiega chi conosce bene il governatore – “di non toccare i dossier strategici e di rispettare la linea di comando”.

Il risultato è un mosaico che rispecchia la Toscana di oggi, tra innovazione e tradizione. E che a Roma suona come una lezione di sopravvivenza politica: mentre il centrosinistra nazionale litiga sulle primarie e sui nomi, Giani fa accordi, distribuisce deleghe, media e governa. “Abbiamo costruito una squadra di competenze e passioni”, ha detto presentando la nuova giunta. “La Toscana ha bisogno di stabilità e apertura”.

La mossa Diop è quella che più ha colpito l’opinione pubblica. “Una bella novità”, l’ha definita il segretario regionale del Pd, Emiliano Fossi. “È un mix riuscito tra esperienza e rinnovamento”. In effetti, la scelta della ventitreenne livornese ha anche un valore simbolico: rappresenta una generazione che vuole contare, una Toscana multietnica e più giovane, ma anche la voglia del Pd di scrollarsi di dosso l’immagine di partito chiuso in se stesso.

Dietro l’apparente serenità, però, c’è un gioco politico preciso. Giani consolida la sua posizione al centro di una rete di alleanze trasversali, garantendosi un profilo da federatore in un momento in cui il Partito Democratico cerca identità e compattezza. Il suo modello, dicono i più maliziosi, guarda già al futuro del “campo largo” nazionale: un’alleanza che, se funziona in Toscana, potrebbe essere esportata altrove.

Per ora, Giani sorride e incassa. “Siamo molto contenti e super soddisfatti”, commenta Fossi dopo l’ufficializzazione della giunta. “È quello che volevamo”. La scelta di Mia Bintou Diop, arrivata quasi come un jolly dell’ultimo minuto, ha dato alla squadra un tocco di freschezza che mancava. E un messaggio preciso: la politica può ancora essere un luogo dove il merito e la passione contano più dell’appartenenza.

In fondo, la Toscana è sempre stata una palestra di equilibri sottili. E Giani, che la conosce come pochi, sa che la vera forza non sta nei proclami, ma nella capacità di tenere insieme le differenze. Così, mentre a Roma il “campo largo” è ancora un miraggio, a Firenze è già realtà. Con un presidente che si muove come un vecchio leone e una vice che ha solo 23 anni ma parla già da leader.