C’era una volta un ragazzo milanese col cuore padano e il poster di Che Guevara in cameretta. Poi, un giorno, qualcuno gli disse che con la rivoluzione non si mangia, e lui decise di provarci con la ruspa. Da allora, Matteo Salvini ha fatto tanta strada, o almeno ci ha provato: più avanti sui social che nelle urne, più in diretta Facebook che nei decreti ministeriali.
Il Promessario di Pontida
Salvini è l’uomo delle promesse: abolirà le accise (appena avrà tempo), costruirà ponti e autostrade (magari con i soldi del Monopoli), farà tornare l’Italia grande . A Pontida ogni anno promette di spaccare tutto e poi, una volta a Roma, si ricorda che deve fare i conti con Giorgia e Giorgetti. E allora si siede, incrocia le braccia e minaccia. Che, a modo suo, è un’arte: quella dell’eterna campagna elettorale, dove il domani è sempre meglio dell’oggi, e oggi è sempre colpa degli altri.
Il patriarca della Lega… di sé stesso
Salvini ha preso la Lega, l’ha ripulita dai bossiani, ha spedito Bossi in soffitta (con rispetto parlando) e si è auto-incoronato Capitano. È riuscito in un’impresa impossibile: trasformare un partito secessionista del Nord in un movimento sovranista del Sud che prendeva voti anche a Lampedusa. Una specie di miracolo politico, se non fosse che ogni miracolo ha un prezzo. Il suo è stato la fedeltà assoluta a sé stesso, anche a costo di lasciare indietro un partito, un programma e qualche alleato smarrito.
Amici miei (e vostri guai)
Nel suo album delle figurine mancano solo Darth Vader e Lex Luthor. Per il resto, ci sono tutti: Putin con la vodka, Le Pen con i suoi guanti bianchi, Orban con la sua democrazia ungherese (che somiglia a un’illibatezza costituzionale). E poi c’è il flirt da fanboy con Trump: foto, tweet, sogni di muri e cappellini rossi. Non contento, Salvini ha tentato un’adorazione via satellite anche per Elon Musk, salvo poi scoprire che Elon preferisce le intelligenze artificiali alle umane.
I 49 milioni e la memoria selettiva
Di quei famosi 49 milioni della Lega scomparsi come i panda in Pianura Padana, Salvini ha sempre avuto un ricordo confuso: “Non c’ero, e se c’ero dormivo”, o forse era solo in diretta su TikTok. Comunque lui, personalmente, non ha mai visto un euro. Magari qualche selfie con una banconota in mano, ma era per motivi didattici.
Russia, amore eterno (ma segreto)
Il suo rapporto con la Russia è come quello di un adolescente col suo primo amore: intenso, oscuro e mai del tutto confessato. C’è stato un Salvini con maglietta di Putin al Parlamento Europeo, c’è stato un Salvini che sognava accordi energetici mentre l’Europa tremava. Ma lui, fiero, non si è mai smentito: “Meglio Putin che Macron”, disse. E in quel momento, anche la grammatica internazionale si spaventò.
Il terrore chiamato Giorgia
Giorgia Meloni, per Salvini, è come la suocera nei film comici: la bacia, la elogia, ma sotto sotto la maledice. La finge alleata, ma l’odia con una dedizione religiosa. Lei governa, lui rosica. Lei cresce nei sondaggi, lui cresce in sarcasmo. Lei fa politica, lui fa comunicazione. E intanto, come un guastatore nascosto sotto il tavolo, sogna ancora una crisi. D’altronde, ne ha già fatte cadere tante, che una in più non si nota. Il governo Conte I fu vittima della sua abbronzatura estiva. Il Conte II lo guardò sparire come un Mojito nel sole di Papeete. Il Draghi fu una comparsa che lui fingeva di sostenere mentre gli scavava la buca. Ora tocca a Giorgia: Salvini l’applaude, ma con un piede sul detonatore.
E vissero felici e confusi
In fondo, Salvini è un personaggio tragico con l’anima da comico. Un uomo che gioca a Risiko con le matite colorate, che sogna di guidare il Paese ma intanto si perde a commentare le partite del Milan. È un politico postmoderno: ogni giorno dice qualcosa, e il giorno dopo nega di averlo detto, ma solo perché lo ha detto meglio su un altro canale. Vive di mitologie personali, di felpe col nome del giorno, di apparizioni balneari e di sondaggi che lo amano solo il venerdì. E chissà, forse un giorno davvero riuscirà a far cadere il governo. Ma sarà solo per rifarsi una foto col cappellino da capitano, mentre l’Italia affonda a poppa.
Post scriptum: se qualcuno lo incontra, ricordategli delle accise. Sta ancora cercando di abolirle, ma ha perso la password.
di Tacco di Ghino