Meloni chiede l’applauso per Salvini assolto: in Senato il governo rivendica la linea sui confini come atto dovuto

L’assoluzione definitiva di Matteo Salvini entra ufficialmente nel dibattito parlamentare e diventa materia politica. Giorgia Meloni sceglie di aprire così la sua replica al Senato, al termine della discussione sulle comunicazioni in vista del Consiglio europeo, chiedendo all’Aula un applauso per il vicepremier e ministro delle Infrastrutture, prosciolto in via definitiva dalle accuse legate alla vicenda Open Arms. «Chiedo un applauso per l’assoluzione del vicepremier Matteo Salvini dall’accusa infondata di sequestro di persona», afferma la presidente del Consiglio, rivendicando quello che definisce un principio chiave dell’azione di governo: «Un ministro dell’Interno che difende i confini italiani sta facendo il suo lavoro e niente di più».

La decisione della Corte di Cassazione mette fine a una vicenda giudiziaria durata cinque anni. I giudici della quinta sezione hanno rigettato il ricorso per saltum presentato dalla Procura di Palermo contro l’assoluzione di primo grado, rendendo definitiva la sentenza del Tribunale di Palermo che, il 20 dicembre 2024, aveva assolto Salvini «perché il fatto non sussiste». Le accuse di sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio riguardavano la scelta, nell’agosto del 2019, di non autorizzare lo sbarco dei 147 migranti a bordo della nave della ong spagnola Open Arms, rimasta in mare per diciannove giorni in attesa di un porto sicuro.

La Procura di Palermo aveva deciso di impugnare direttamente l’assoluzione davanti alla Suprema Corte, ma la Procura generale della Cassazione aveva già chiesto il rigetto del ricorso. I sostituti procuratori generali Antonietta Picardi e Luigi Giordano, al termine della requisitoria, avevano sostenuto che non vi fossero elementi per ribaltare la sentenza di primo grado. Una linea che la Cassazione ha fatto propria, chiudendo definitivamente il procedimento.

La reazione politica non si è fatta attendere. Salvini ha commentato la decisione sui social con una frase che riassume la sua lettura dell’intera vicenda: «Cinque anni di processo: difendere i confini non è reato». Un messaggio accompagnato da una sua immagine con la scritta “assolto”. Per la presidente del Consiglio, la sentenza diventa un passaggio identitario, da rivendicare pubblicamente davanti al Parlamento e al Paese, come dimostra la scelta di chiederne la celebrazione con un applauso in Aula.

Soddisfazione viene espressa anche dalla difesa. L’avvocata Giulia Bongiorno, legale di Salvini, ha parlato di un processo «che non doveva nemmeno iniziare», sostenendo che il ricorso della Procura fosse «generico» e basato su una ricostruzione dei fatti che chiedeva «di fare un processo completamente diverso». Dopo la pronuncia della Cassazione, Bongiorno ha ribadito che la decisione conferma «la correttezza dell’operato» dell’allora ministro dell’Interno.

Di segno opposto le valutazioni delle parti civili, che avevano chiesto l’annullamento della sentenza di primo grado sostenendo l’esistenza del dolo e richiamando il mancato rispetto, a loro giudizio, delle norme internazionali e costituzionali e della dignità delle persone trattenute a bordo della nave. Argomentazioni che non hanno trovato accoglimento nei diversi gradi di giudizio.

Sul piano politico, la chiusura del caso Open Arms riaccende però il confronto tra governo e opposizioni. Angelo Bonelli, deputato di Alleanza Verdi e Sinistra e co-portavoce di Europa Verde, ha dichiarato che «le sentenze vanno sempre rispettate», sottolineando che ora «la destra non potrà più sostenere l’esistenza di una magistratura politicizzata». Allo stesso tempo, Bonelli ha ribadito il giudizio politico negativo sull’operato di Salvini, accusandolo di aver usato il tema migratorio come strumento di propaganda e di consenso elettorale.

Tra i banchi della maggioranza, invece, prevale la lettura opposta. L’assoluzione viene interpretata come una conferma della legittimità della linea dura sui confini adottata negli anni dal centrodestra e come un elemento di rafforzamento politico per Salvini e per l’intero governo. Non a caso, Meloni ha scelto di inserire la vicenda all’interno di un intervento dedicato ai temi europei, intrecciando la politica interna con il racconto di una leadership che rivendica coerenza e continuità.

La sentenza chiude il capitolo giudiziario, ma non esaurisce il dibattito pubblico. La vicenda Open Arms resta uno dei simboli più divisivi degli ultimi anni, capace di spaccare l’opinione pubblica tra chi vede nella scelta di Salvini un atto politico legittimo e chi continua a considerarla una violazione dei diritti fondamentali. In Aula, però, il governo ha scelto di fissare un punto: per la maggioranza, la parola fine l’ha messa la Cassazione, e da lì si riparte, anche sul terreno dello scontro politico.