L’invito è arrivato come ogni anno, ma questa volta la risposta non ha seguito il copione. Fratelli d’Italia ha chiesto a Elly Schlein di partecipare ad Atreju, la kermesse che dal 6 al 14 dicembre trasformerà l’area attorno a Castel Sant’Angelo in un grande palcoscenico politico. Nel 2023 la leader del Pd aveva declinato con fermezza, giudicando la festa un terreno troppo identitario per metterla al centro di un confronto. Stavolta no. A Giovanni Donzelli, responsabile dell’organizzazione dell’evento, Schlein ha risposto con un’apertura condizionata: “Forse sì”, ha detto, ma solo a un patto. Accetterà l’invito se potrà salire sul palco insieme a Giorgia Meloni. Nessun dialogo laterale, nessun panel condiviso: un faccia a faccia diretto.
La condizione sposta immediatamente il baricentro politico dell’evento. Atreju ha abituato negli anni a ospitare leader dell’opposizione, da Romano Prodi a Fausto Bertinotti, passando per Enrico Letta e Luigi Berlinguer. Per alcuni, come Giuseppe Conte o Matteo Renzi, la partecipazione è diventata quasi una consuetudine. Ma mai nessuno aveva chiesto un confronto esclusivo con la premier, trasformando la cornice festiva in un possibile duello pubblico. Per ora Donzelli mantiene un profilo prudente. Ricorda che “sono stati invitati tutti i leader dell’opposizione” e che molti hanno già confermato senza condizioni. Accettare una formula diversa per Schlein significherebbe ripensare la scaletta e gestire inevitabili malumori. Tuttavia, non chiude la prospettiva. “Porterò la proposta alla presidente. Deciderà lei”, spiega, lasciando cadere il peso politico della scelta sulle spalle di Meloni.
La premier, dicono le fonti della maggioranza, è rimasta sorpresa dalla mossa della segretaria dem. Un anno fa, di fronte allo stesso invito, Schlein aveva replicato che non era “nel mood per una festa di partito”. La reazione di FdI era stata altrettanto netta: “Se non ha piacere di venire, non abbiamo piacere di invitarla”, aveva detto lo stesso Donzelli. Ma l’edizione 2025 si apre in un clima diverso, anche per il titolo scelto dagli organizzatori: “Sei diventata forte. L’Italia a testa alta”. Un tributo all’azione di governo che già prefigura una narrativa celebrativa e che, proprio per questo, renderebbe ancora più significativo un confronto diretto con l’opposizione.
È in questa cornice che si muove la riflessione della premier. Dal punto di vista dell’immagine, rifiutare un faccia a faccia potrebbe apparire come una fuga dal confronto. Accettarlo, al contrario, proietterebbe Meloni nel ruolo di leader disponibile a misurarsi pubblicamente con la sua principale avversaria. Una scelta che comporta rischi ma anche potenziali ritorni: il confronto diretto con Schlein darebbe alla presidente del Consiglio l’occasione di marcare differenze identitarie e programmatiche proprio nel cuore della sua base politica. È il motivo per cui, raccontano fonti interne, Meloni non ha scartato l’ipotesi e anzi la sta valutando con attenzione. Se dovesse decidere oggi, dicono i suoi, probabilmente accetterebbe.
La presenza degli altri leader dell’opposizione — Giuseppe Conte, Matteo Renzi, Carlo Calenda — aggiunge un ulteriore livello di complessità. Tutti hanno confermato la loro partecipazione senza condizioni, e un eventuale duello riservato a Schlein potrebbe essere percepito come uno sbilanciamento a favore del Pd. Donzelli, che dovrà gestire la scaletta e le sensibilità dei vari ospiti, ne è consapevole. Ma la regola non scritta è la stessa da sempre: se la premier decide di accettare la sfida, l’organizzazione farà in modo di costruire lo spazio necessario perché il confronto avvenga. Atreju è nato nel 1998 come festa della giovanile di Alleanza nazionale e nel tempo è diventato il luogo simbolico dell’identità meloniana. Negli anni ha ospitato non solo avversari politici ma anche figure internazionali come Viktor Orbán, Javier Milei ed Elon Musk. È il palco da cui il partito costruisce una parte rilevante della sua narrazione pubblica.
Per Schlein sarebbe la prima volta. Partecipare significherebbe accettare di entrare in un’arena dove l’atmosfera, tra stand, piste di pattinaggio e slogan identitari, non è neutrale. Ma sarebbe anche un’occasione per occupare lo spazio che in passato la sinistra ha spesso consegnato agli avversari: un dibattito politico acceso, in un contesto fortemente simbolico, davanti alle telecamere e alla base di FdI. Per Meloni, presentarsi al confronto consentirebbe di neutralizzare in anticipo l’accusa più frequente rivolta alla sua leadership: la scarsa disponibilità al dibattito diretto con gli avversari. Per Schlein, accettare l’invito solo a condizione di un duello, è il modo per evitare di apparire ospite in un territorio altrui e trasformarsi invece in protagonista.
La risposta finale arriverà nei prossimi giorni. Intanto negli ambienti politici prevale una sensazione: la sfida ha colto tutti di sorpresa, ma difficilmente resterà sulla carta. Se la premier deciderà di salire sul palco, Atreju 2025 diventerà il luogo del confronto più atteso dell’anno politico. E a quel punto, la complicazione della scaletta non sarebbe più un ostacolo ma parte integrante dello spettacolo.







