Obesità, l’Italia è il primo paese al mondo a riconoscerla come malattia cronica

L’Italia compie un passo storico nella lotta all’obesità. Il Senato ha approvato la legge che riconosce questa condizione come malattia cronica, inserendola nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA). Un cambiamento che potrà garantire cure più accessibili e una presa in carico uniforme dei pazienti sul territorio nazionale.

Per capire l’impatto concreto della riforma abbiamo intervistato Ludovico Abenavoli, professore ordinario di Gastroenterologia all’Università Magna Graecia di Catanzaro e tra i massimi esperti italiani di malattie metaboliche.

“Il riconoscimento dell’obesità come malattia cronica è fondamentale – spiega Abenavoli –. Non parliamo di un problema estetico o di semplice stile di vita, ma di una condizione che aumenta il rischio di diabete, malattie cardiovascolari, tumori e disturbi digestivi. La comunità scientifica lo afferma da anni, ora anche il legislatore ha preso atto di questa realtà”.

Uno dei punti centrali è l’inserimento delle cure nei LEA. 

“Questo garantirà equità: tutti i cittadini, indipendentemente dalla regione di residenza o dalle possibilità economiche, potranno accedere a percorsi diagnostico-terapeutici, farmaci e programmi nutrizionali. Si riducono così le disuguaglianze, con una presa in carico più omogenea”.

La legge prevede anche un Osservatorio nazionale e un programma di prevenzione. “L’Osservatorio dovrà essere multidisciplinare e basarsi su dati aggiornati. Solo con un monitoraggio costante sarà possibile misurare l’efficacia delle politiche adottate. Per la prevenzione, invece, sarà decisivo il coinvolgimento delle scuole, dei medici di base e dei territori, con strategie differenziate a seconda delle fasce d’età e delle aree geografiche”.

La prevenzione nelle scuole è considerata una priorità. 

“Bisogna intervenire con programmi strutturati: educazione alimentare obbligatoria, attività fisica quotidiana, controllo della qualità dei pasti nelle mense e limitazione della pubblicità di prodotti ad alto contenuto di zuccheri e grassi. I giovani devono crescere in un ambiente che favorisca scelte salutari”.

Sul fronte terapeutico, Abenavoli guarda con attenzione alle nuove cure farmacologiche.

 “I farmaci innovativi, come gli agonisti del GLP-1, hanno dimostrato benefici non solo sulla perdita di peso ma anche su parametri metabolici e cardiovascolari. Il riconoscimento dell’obesità come malattia cronica potrà accelerarne la rimborsabilità e l’accesso per i pazienti”.

Il provvedimento stanzia circa 700 mila euro nel 2025 e 1,2 milioni annui dal 2027. Una cifra ancora limitata considerato l’impatto dell’obesità sulla popolazione generale, sia pediatrica che adulta. 

“È un segnale importante per avviare il processo, ma non sufficiente a fronteggiare un problema che coinvolge milioni di persone. Servirà un impegno economico maggiore, progressivo e mirato, per rendere i percorsi realmente efficaci”.

Infine, la legge dedica attenzione anche allo stigma che ancora circonda i pazienti obesi. 

“Una legge da sola non basta a cambiare la mentalità, ma è un segnale culturale forte – conclude il professore –. Riconoscere l’obesità come malattia significa dire che chi ne soffre non è colpevole, ma ha diritto a cure e rispetto. Servirà ora un lavoro di sensibilizzazione e formazione per ridurre i pregiudizi e favorire una reale inclusione sociale”.

Battista Bruno