Meloni convoca un vertice d’urgenza dopo lo stop al progetto. Dalla Corte dei Conti un richiamo al rispetto delle sentenze. Intanto il dem Dario Parrini accusa: “È una deriva illiberale, un colpo alla Costituzione”
La tensione istituzionale sale alle stelle. Dopo il no della Corte dei Conti al visto di legittimità sulla delibera Cipess per il Ponte sullo Stretto di Messina, la premier Giorgia Meloni convoca un vertice d’urgenza a Palazzo Chigi, mentre il vicepresidente del Consiglio e ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini riunisce tecnici e dirigenti al Mit per studiare una soluzione che permetta di sbloccare l’opera.
Ma la reazione del governo scatena una bufera politica. Il senatore Dario Parrini (Pd) parla apertamente di “bastonatura mediatica” contro la Corte dei Conti e denuncia una “concezione malata del potere” da parte della destra di governo: “La destra italiana funziona così: rispetta i poteri di controllo solo quando dicono ciò che vuole sentire. Quando invece esercitano il loro ruolo in autonomia, vengono bullizzati e delegittimati con accuse di faziosità. È un atteggiamento autoritario e contrario allo spirito della nostra Costituzione”.
Il vertice a Palazzo Chigi e la linea del governo
L’esecutivo non ha alcuna intenzione di fermarsi. Secondo una nota ufficiale, il ministro Salvini “è determinato a far partire il progetto”, e sta valutando con il suo staff una via legale per superare il blocco. Alla riunione di Palazzo Chigi partecipa anche il vicepremier Antonio Tajani, collegato in videoconferenza durante il volo verso Londra.
La decisione della Corte dei Conti, che ha negato la registrazione della delibera Cipess per carenze sulle coperture economiche, stime di traffico e conformità ambientale, ha irritato profondamente la maggioranza.
“Negli ultimi anni singolari pronunce giudiziarie hanno tentato di bloccare riforme e provvedimenti del governo. Ma il progetto del Ponte andrà avanti”, afferma il sottosegretario alle Infrastrutture Tullio Ferrante. Dello stesso avviso la sottosegretaria ai Rapporti con il Parlamento Matilde Siracusano: “Il governo potrà assumersi la responsabilità politica di superare i rilievi della Corte. Se il Consiglio dei Ministri confermerà la necessità dell’opera, la Corte sarà tenuta a registrarla con riserva. Un atto del genere resta pienamente valido sul piano legale.”
La replica della Corte dei Conti: “Le sentenze si rispettano”
Alla crescente pressione politica, la Corte dei Conti risponde con toni fermi, difendendo la propria autonomia e ricordando che le sue valutazioni riguardano esclusivamente aspetti giuridici e contabili.
“Le nostre decisioni tutelano la legalità e la regolarità della spesa pubblica. Le sentenze e le deliberazioni devono essere rispettate, anche se non condivise”, si legge in una nota ufficiale. L’Associazione Nazionale Magistrati (ANM) esprime solidarietà ai magistrati contabili, sottolineando che “delegittimare chi esercita un controllo di legalità significa indebolire lo Stato di diritto”.
Ponte sullo Stretto, Parrini: “Una democrazia non può scegliere i poteri che la controllano”
Per Parrini, la vicenda del Ponte è più di una disputa amministrativa. È “un campanello d’allarme democratico”. “Siamo davanti a un governo che considera ogni potere di controllo un fastidio – prosegue il vicepresidente della commissione Affari costituzionali – e ogni limite un tradimento. È un approccio che scardina l’equilibrio costituzionale tra politica e garanzie, riportandoci a una logica di potere monolitico e autoreferenziale”.
Il nodo politico del Ponte
Il progetto del Ponte sullo Stretto, simbolo della visione infrastrutturale di Salvini, diventa così un terreno di scontro ideologico e istituzionale. Da un lato il governo, che rivendica la “responsabilità politica” di procedere; dall’altro la Corte dei Conti, che esercita il suo mandato di tutela della legalità e della spesa pubblica. In mezzo, una questione di fondo: fino a che punto un esecutivo può spingersi nel contestare i poteri di garanzia senza intaccare la struttura stessa della democrazia?
Come osserva Parrini, “rispettare i contrappesi non è un atto di cortesia istituzionale, ma una condizione essenziale perché la libertà resti tale”.







