La prossima manovra, attesa in Parlamento il 20 ottobre, poggerà su due pilastri annunciati: la pace fiscale e il calo delle aliquote Irpef per il ceto medio. Due misure che viaggeranno in parallelo e che, secondo le prime stime, avranno un costo complessivo di circa 4 miliardi di euro: almeno 2,5 miliardi per l’Irpef (a seconda delle fasce di reddito interessate) e 1,5-2 miliardi per la rottamazione delle cartelle esattoriali.
Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, parlando a Pontida, ha ribadito la volontà dell’esecutivo di procedere su entrambi i fronti, sottolineando al tempo stesso la prudenza necessaria: “Il governo è responsabile. Sento la responsabilità pesante di custodire i risparmi degli italiani”. Una linea rafforzata anche dal recente miglioramento del rating da parte di Fitch, che ha promosso i conti italiani, e dalla speranza che la Bce riduca i tassi, alleggerendo il costo del debito.
Sul fronte politico, il vicepremier e ministro dei Trasporti Matteo Salvini rilancia i suoi cavalli di battaglia. Da un lato, la pressione sulle banche: “Se invece di guadagnare 46 miliardi ne guadagneranno 42 o 43, non credo che nei palazzi della finanza avranno difficoltà a fare la spesa. Chi può deve dare una mano, ad esempio sul piano casa per i nostri figli e nipoti”. Dall’altro, l’obiettivo di lungo periodo: flat tax estesa a tutti i lavoratori e cancellazione di 170 milioni di cartelle dell’Agenzia delle Entrate.
Il quadro delle risorse disponibili sarà più chiaro già domani, con la pubblicazione da parte dell’Istat dei conti economici nazionali, dati fondamentali per definire il Documento programmatico di finanza pubblica (Dpfp), atteso in Parlamento il 2 ottobre. In quella sede emergeranno le prime linee dell’articolazione della manovra e i margini per la trattativa con Bruxelles. Obiettivo dichiarato da Giorgetti: chiedere l’uscita anticipata dell’Italia dalla procedura di infrazione per deficit eccessivo.