Riforma forense: la libertà degli avvocati e nuove regole professionali

ministro della giustizia Carlo Nordio

Il Consiglio dei ministri approva la riforma dell’ordinamento forense per rafforzare la libertà e l’indipendenza degli avvocati. Il disegno di legge, proposto dal ministro della giustizia Carlo Nordio il 4 settembre 2025, reintroduce il giuramento professionale e definisce nuove regole per consulenza legale, società tra professionisti e reti multidisciplinari. La riforma punta a modernizzare la professione, garantendo equo compenso e formazione continua.

Libertà e giuramento professionale

La riforma ribadisce la libertà e l’indipendenza dell’avvocato, ripristinando il giuramento professionale. Le attività di consulenza e assistenza legale, se svolte in modo continuativo e legate all’attività giurisdizionale, sono riservate agli avvocati, salvo competenze di altre professioni regolamentate. Il Consiglio nazionale forense aggiornerà il codice deontologico, rafforzando il segreto professionale.

Società e reti professionali

Il decreto disciplina le società tra professionisti (STP) e le associazioni forensi. Le società tra avvocati richiedono che almeno due terzi del capitale, dei diritti di voto e degli utili siano detenuti da avvocati iscritti all’albo. I soci non professionisti sono ammessi solo per prestazioni tecniche o investimenti, senza svolgere attività forensi per sé o soggetti collegati. Le reti professionali, anche multidisciplinari con commercialisti o ingegneri, devono includere almeno due avvocati iscritti.

Equo compenso e monocommittenza

La riforma conferma il principio dell’equo compenso e della libera pattuizione tra le parti, introducendo la solidarietà nel pagamento per tutti i soggetti coinvolti in un procedimento. L’attività in regime di monocommittenza o collaborazione continuativa è classificata come prestazione d’opera intellettuale, favorendo l’accesso al mercato senza compromettere l’autonomia dell’avvocato.

Formazione e compatibilità

L’obbligo di aggiornamento professionale annuale resta, con una razionalizzazione delle specializzazioni forensi. La riforma amplia le attività compatibili con la professione, includendo ruoli come amministratore unico, consigliere delegato, amministratore di condominio e agente sportivo. L’insegnamento e la ricerca in materie giuridiche rimangono compatibili, mentre gli avvocati degli enti pubblici devono lavorare esclusivamente per l’ente di appartenenza.